“Per la prima volta dal 1946 i diritti delle donne sono sotto attacco, un attacco che ha una regia precisa: si tratta della lobby sovranista che ha l’obiettivo politico di rivedere le legislazioni dei Paesi progressisti in senso oscurantista”.
Boldrini ha auspicato “una presa di consapevolezza da parte dei partiti progressisti per farne una battaglia identitaria. Il femminismo non è più considerato essenziale nel nostro Paese, ma il suo percorso non solo non è concluso ma rischiamo di tornare indietro. Occorre fare un investimento politico su figure capaci di interpretare il cambiamento”.
Ha raccontato delle battaglie condotte alla Presidenza della Camera, da cui trarre principi generali: “Mi sono accorta che molte cose non funzionavano per quanto riguarda l’eguaglianza di genere, mi guardavo attorno a Montecitorio e vedevo solo busti di uomini. Ma la restituzione dell’immagine è importante”. Così come l’utilizzo del linguaggio: “Perché il femminile va bene solo per le mansioni umili, si usa per operaia e contadina, e non si usa nel caso di avvocata, sindaca, ministra? Questo riflette un pregiudizio”.
L’ex presidente della Camera ha ricordato anche gli attacchi e le campagne di cui è stata vittima negli ultimi anni, in alcuni casi anche da parte di leader politici: “Eppure non ho sentito molte voci levarsi, lo considero indice di scarsa salute della nostra democrazia. Vorrei che ci fosse una vera reazione se accadesse di nuovo”.
Prima dell’intervento di Boldrini quello della presidente del Pd Abruzzo, Manola Di Pasquale: “Quando in ballo ci sono le donne, le critiche sono più violente, e vale ancora di più se ricoprono un ruolo. Le critiche spesso non sono rivolte all’attività svolta ma vanno oltre, si colpisce il lato personale. Dalle donne si pretende di più e si critica più aspramente”. Di Pasquale ha ricordato anche il lato “ufficiale” della questione, il recente caso delle donne escluse dai comitati di supporto al governo per l’emergenza sanitaria: “Eppure ce ne sono che ricoprono ruoli all’altezza: è un problema della società”.
La deputata Stefania Pezzopane ha ricordato la genesi dell’iniziativa odierna: “Quando la vicenda che ha riguardato la giornalista Giovanna Botteri è diventata inaccettabile abbiamo pensato di rimetterci in gioco su questi temi. Per noi fa fede quello che lei stessa ha dichiarato: nel resto del mondo non è di interesse niente al di fuori dell’esperienza professionale. Dovrebbe essere così anche in Italia”.
Pezzopane ha contestualizzato: “Si potrebbe pensare che nell’emergenza ci sia più calma su queste questioni, ma è nell’emergenza che si scatena l’odio, e quello sul web ne costituisce una forma nuova. La politica deve trovare nuovi strumenti, dobbiamo stabilire nel nostro codice di condotta che quando si passa il limite, è semplicemente inaccettabile: serve una rivolta etica”.
La giornalista Lilli Mandara ha parlato di “problema culturale: politica, famiglia, società e scuola devono farsi carico di correggere questi atteggiamenti. È ancora più grave quando arriva dalle istituzioni”. Al riguardo ha citato il caso che ha riguardato la segretaria del Pd dell’Aquila Emanuela Di Giovambattista, e quello che l’ha coinvolta in prima persona quando è stata attaccata dai membri dello staff di un presidente di area centrosinistra.
Per Daniela Senepa, anche lei giornalista, “il nostro invecchiare non viene preso come una summa di esperienza, di valori, come crescita”, piuttosto come “la donna vecchia che deve essere accantonata”. Ha anche denunciato che “se il maschilismo trova terreno fertile non è solo grazie agli uomini” (nel prosieguo della discussione è poi stata sottolineata l’importanza della coesione e della rete tra donne) e invocato “architravi antisismiche sui concetti”.