VINI BIANCHI FUORI DAGLI SCHEMI: novità e certezze

Negli ultimi tempi, il mondo del vino bianco ha mostrato una notevole evoluzione sia come nuovi vitigni proposti anzi riscoperti che come metodiche produttive volte a metterne in evidenza le varie sfumature quindi, ci siamo riuniti in 14 nei panni di semplici appassionati nella ormai collaudata “carboneria del vino” dove TUTTI possono esprimere opinioni sul vino (ma anche su altro in quanto il vino invita al dialogo) con un linguaggio affatto aulico anzi volgare ( nel senso di volgo cioè popolare) ,insomma senza aggettivi leziosi ed imbarazzanti che inducono alla confusione chi vuole comprendere ciò che beve senza avventurarsi nelle sabbie mobili dell’approccio scientifico e modaiolo!

L’essere fuori dagli schemi per noi significa scegliere vini in base alla tipologia di vitigno che dev’essere autoctono (da sempre legato a quel territorio) e poco diffuso ed in base all’artigianalità del produttore che dev’essere di piccole proporzioni e scevro da dipendenza chimico-scientifica di conseguenza aperto al pragmatismo ed al “dialogo” con la natura! Iniziamo con un vino frutto di un blend di 3 vitigni proveniente dalle colline a ridosso di La Spezia quindi da vigneti con elevata pendenza che beneficiano sia della flora dei boschi sovrastanti che del salmastro del mare sottostante; qui si pratica una “VITICOLTURA EROICA” svolta con un lavoro manuale fatto di fatica e precisione (la pendenza può raggiungere anche il 40%).

Il vino 5 terre doc è composto da bosco (super autoctono proveniente dai boschi attigui ai vigneti), albarola (detto anche bianchetta di Genova) e vermentino (ceppo ligure-tirrenico) per un vino poco alcolico (12,5 gradi) con un fine ed elegante bouquet aromatico perfettamente fuso con un delicato salmastro proveniente dal vicino e tumultuoso mar ligure; questi sentori viaggiano col vento ed attecchiscono sulla buccia dell’uva che, in sede di pigiatura li cederà al mosto.

Il 5 terre VISTAMARE dell’azienda vitivinicola La Baracca costa 16,50 euro in enoteca ed è un vino a basso tenore alcolico che descrive perfettamente il suo territorio.

Passiamo al secondo vino viaggiando a ritroso nel tempo di quasi 1000 anni; siamo nel 1142 a Varna (Bressanone) dove i monaci agostiniani erigono l’Abbazia di Novacella (novus cellae cioè nuova cantina) nella quale, tra una preghiera e l’altra, creano una specie di “oasi naturale” coltivando di tutto soprattutto la nostra amata uva da vino.Nel medioevo i monaci, custodi del sapere, non costruivano in un luogo a caso ma nei “lieux dit” i luoghi “detti” cioè scoperti dagli antichi (specie Plinio il vecchio) che, senza tecnologia avevano compreso i luoghi più fertili ed adatti alla viticoltura ed agricoltura in senso lato.

Il vino scelto è ovviamente aromatico ma diverso dal famoso traminer anche perchè coltivabile in zone molto ristrette; il Gruner Veltliner (valtellinese verde) è un vitigno frutto di un incrocio tra traminer e s, georgener(vitigno austriaco) avvenuto nel 1700 nella bassa Austria.

E’ un vino aromatico non stucchevole in cui prevale il sentore di mela verde all’inizio ed il “pepato” alla fine con un piacevole “pizzicore” in fondo al palato.

Con una gradazione alcolica di 13,5 gradi è un vino aromatico “diverso” acquistabile a 14,50 euro in enoteca.

Con il terzo vino cambiamo radicalmente zona approdando in Sardegna esattamente in barbagia (Nuoro), terra difficile per la viticoltura per la siccità , il vento, il terreno “roccioso” ma , Giorgio e Piercarlo due impavidi viticoltori, hanno valorizzato un antico vitigno locale oramai dimenticato: il GRANATZA (è la versione sarda della guarnaccia un vitigno presente in calabria all’epoca della venuta dei greci quindi 700-800 a,c,).

Il vino MAMOJA’ (in onore al nome del paese Mamoiada) in vendemmia 2021 già nel calice si presenta con un colore particolare quasi pellicolare (sfumature ramate) ma ciò che stupisce è la struttura data non dalla gradazione alcolica (13) ma dalla “sfacciata” sapidità di origine minerale che lo rendono abbinabile a piatti forti quando si vuole contenere il grado alcolico.

Il costo di 25 euro è proporzionato all’esclusività data dalla scarsa produzione del vino ed è un’altra felice scoperta del “SEGUGIO ENOLOGICO” Andrea Forestiero di Les Grands Crus di Perugia, un imprenditore-conoscitore del vino in continua evoluzione; insomma di quei personaggi che dormono poco e quando lo fanno pensano! Il vino successivo ha avuto il compito difficile di farci dimenticare l’enorme sapore del precedente e, pur avendone le qualità tecniche (vitigno forte, grado alcolico e passaggio in barrique) ci è riuscito solo in parte! Il pinot gris (siamo in valle d’aosta) Lo Triolet di Marco Martin della zona di Introd è un vino robusto le cui viti resistono alle gelate notturne valdostane; inoltre, è arricchito da un passaggio in barrique che lo rende grasso, potente e di piacevole beva ben abbinabile a carni bianche specie il pollo al rosmarino.

Il costo di 32 euro è un pò elevato ma in valle d’aosta l’euro ha un altro valore! Dopo tutti questi vini probanti per il nostro palato, cosa assaggiare? Semplice, un vino ancor più “strano” e saporito, unico nel suo genere ed in vendemmia 2010 (avete letto bene).

Il Di Sipio 3 ha un ciclo produttivo appunto di 3 anni che inizia con l’accurata selezione degli acini (non dei grappoli come fanno molti) i cui vinaccioli devono aver subito una completa lignificazione (maturazione completa eliminando ogni possibile traccia di verde); successivamente alla raccolta, si vendemmia una parte delle uve e la rimanente (integra) la si pone ad infusione nel mosto (macerazione pre-fermentativa) affinchè la buccia possa cedere tutte le sostanze aromatiche di varia natura senza presenza di tannini quindi inizia la lunga fermentazione in botti aperte scolme in cui per più di un anno mosto, vinaccioli, bucce ribollono assieme con batonnage (rimescolamento manuale del tutto) quotidiani.
Il risultato è un vino ovviamente robusto di colore ramato “vivo” che “sciocca ” il palato con sensazioni per cui non trovo aggettivi che lo rendono unico ed anche immortale! Il costo di 60 euro in enoteca è giustificato dall’originalità del prodotto.

Con l’ultimo vino della serata (il sesto) oltrepassiamo i confini per approdare in Francia nella zona di Sauternes (ad est di Bordeaux) per degustare l’omonimo vino dolce-passito da uve botritizzate o semplicemente muffate; infatti il terroir (sintesi tra la composizione del suolo-sottosuolo ed agenti atmosferici) particolare di questa zona permette la formazione di consistenti brume mattutine cioè delle nebbie che permettono la formazione di muffa nobile (da non confondersi con quella grigia che porta alla morte dell’acino) di color violaceo e capace di attecchire sulla buccia dell’acino per provocare la formazione di zuccheri infermentescibili (che non diventeranno vino) capaci di conferire un aroma particolare (piacevole) appunto di muffa nobile.

Ovviamente si abbina a fegato d’oca e formaggi a pasta molle o semi molle aromatici come il gorgonzola-mascarpone che abbiamo degustato.
La finezza e l’unicità aromatica del vino sauternes è qualcosa di notevole quindi assaggiatelo con la dovuta attenzione! L’etichetta in degustazione è stata lo Chateau Lamothe Guignard in vendemmia 2019 acquistabile a 23 euro nella capacità di 0,37 litri.
Finale col botto con un distillato “fuori dagli schemi” a partire dal nome: L’Abbagnac (splendida crasi di abbazia e armagnac) dell’Abbazia di Novacella.

Non è una semplice grappa ma un bel distillato di vinacce autoctone aromatiche locali come Kerner, sylvaner, ecc. stagionato in botti di rovere il tutto compiuto con l’antico e nobile “SAPERE” dei monaci agostiniani.

Al naso cattura i nostri sensi con la camomilla ed il fieno altoatesino ed in bocca si svela con la tutta la sua potenza intelligente ed una lunghezza gustativa infinita; non pensavo di trovare un prodotto simile presso un’azienda vitivinicola ma, i 1000 anni di esperienza in loco, hanno fatto la differenza.

I 33 euro necessari per accedere al paradiso dei distillati sono riduttivi rispetto alle grappe in commercio di quella fascia di prezzo alcune delle quali dovrebbero ritirarsi dal mercato! Ringrazio per le “dritte enologiche” Andrea Forestiero “Deus ex machina” di Les Grands Crus di Perugia e Maurizio “rock” Angelozzi noto agente di commercio di aziende vitivinicole oltre che nobile collega enotecario in quel di Giulianova presso l’enoteca dei Portici.

Stefano Grilli – enotecario – Enoteca Saraullo anno domini 1966 – Tortoreto

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