E’ partita ieri la campagna vaccinale contro il Coronavirus, accompagnata da polemiche.
Il V-Day europeo ha visto da un lato iniettati i primi vaccini e dall’altro la discussione sul numero di dosi ricevute dai Paesi dell’Ue.
In particolare, a fare scalpore, è stata la Germania che ha ottenuto 151.125 flaconi del farmaco anti-covid mentre Italia, Spagna, Croazia, Bulgaria, Ungheria, e Slovenia hanno tutti ricevuto 9750 dosi del vaccini.
Solo la Francia ha visto consegnarsi 19.500 dosi.
Dall’ufficio del commissario per l’emergenza Arcuri hanno negato che esista “alcuna discriminazione nei confronti dell’Italia”, intanto Salvini attacca “spero che Arcuri non fallisca su una battaglia così importante”.
A sostenere il commissario Arcuri è intervenuto anche il ministro della Salute Speranza “I contratti con le aziende produttrici dei vaccini sono stipulati direttamente dalla Commissione Europea per conto di tutti i Paesi membri e ogni Paese riceve la quota percentuale di dosi in proporzione alla popolazione”.
In Italia una polemica che si aggiunge ad altre polemiche come le critiche verso la campagna comunicativa e le accuse al presidente Vincenzo De Luca per essere stato l’unico politico ad aver ricevuto il vaccino.
Tornando al numero delle dosi, sempre Speranza ha definito la polemica una sciocchezza “a regime, a noi spettano 420 mila dosi a settimana, e quelle saranno. Non ci sono dubbi, quindi: l’Italia riceverà il 13,45% del totale di tutti i vaccini che l’Ue ha acquistato dalle sei aziende produttrici”.
Ad intervenire nel dibattito è anche il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa “le 150.000 dosi arrivate a Berlino si riferiscono evidentemente alla prima vera fornitura che da noi arriverà oggi”.
Ed è il sottosegretario Zampa a proporre di inserire l’obbligo vaccinale nei contratti pubblici.
Dopo lo scetticismo manifestato anche tra gli operatori sanitari (una parte del personale ospedaliero non è intenzionato ad eseguire la profilassi) al Governo stanno già pensando ad un obbligo vaccinale per colore che operano nei pubblico “per chi opera nell’ambito della salute il vaccino deve essere una precondizione all’assunzione da inserire nel contratto” dichiara Zampa. Un imperativo rivolto non soltanto ai sanitari ma a tutti i dipendenti pubblici, come chiarito da Repubblica.