Si sa, la ragion di Stato costringe spesso i governanti a dire cose non proprio vere e, a volte, anche smaccatamente bugiarde, che poi solo la storia ci rivela; ma che lo stesso metodo lo si utilizzi anche per difendere interessi scientifici e culturali in genere è inaccettabile!
Che il Lupo sia specie minacciata è vero; che lo si dica “a rischio di estinzione” è già meno vero, ma che si inventino vere e proprie tesi comportamentali mai dimostrate da nessuno ed enunciate e credute solo per fede, è inaccettabile, ed è prova che di quest’animale si è fatto un totem che non ha ragione d’essere, se non scavando nel nostro inconscio e nell’atavica paura che l’animale ha sempre fatto all’uomo, tanto da portarlo all’adorazione ed al rispetto che si doveva e deve ad un potente monarca che, appunto, si adora per timore e non già per amore.
Si leggono, in recenti comunicati diffusi alla stampa da quella che è ritenuta la più qualificata associazione ambientalista mondiale (il WWF), sia in note ad alto livello sia in quelle più prettamente locali e quindi riconducibili ad elementi dirigenziali di basso profilo, notizie come le seguenti:
«Le uccisioni di lupi e l’esposizioni dei cadaveri o di loro parti avvenute in Maremma negli ultimi mesi, in una vera e propria escalation di orrori, sono atti di inciviltà e barbarie inaccettabili oltre che illegali». E’ vero, ma le uccisioni sono anche la conseguenza diretta di un “escalation” di danni da lupi non pagati, o pagati tardi e male a chi poi magari decide di farsi giustizia con le proprie mani. E’ sempre stato così che è avvenuto nella storia del’uomo, anche in politica e nel governo degli Stati: le rivoluzioni nascono sempre da ingiustizie sociali, non dimentichiamolo. E non voler pagare i danni inferti dai lupi agli allevatori è un’ingiustizia sociale.
«… in altre zone con una situazione simile si stanno trovando soluzioni che permettono una pacifica convivenza tra lupi e attività umane e una tutela attiva della biodiversità quale patrimonio comune della collettività». Vero, tanto vero che in tutto il mondo dove esistono popolazioni di lupi, le soluzioni sono di pagare sempre e rapidamente i danni e le popolazioni di lupi sono tenute sotto controllo mediante la riduzione del loro numero con abbattimenti coordinati dagli apparati statali ancorché, in molti casi, autorizzando gli interventi diretti degli stessi allevatori a difesa delle loro greggi e mandrie. Ma questo il WWF non lo dice!
Il WWF scrive che «… associazioni di categoria (…) negli ultimi tempi hanno soffiato sul fuoco e hanno partecipato alla creazione di un clima di caccia alle streghe…» Vero anche questo, se non fosse che vero è anche il fatto che mai come negli ultimi tempi i “lupofili” si stiano inventando le tesi più assurde pur di addossare le colpe delle aggressioni ad ipotetici cani, siano essi vaganti, randagi o inselvatichiti o anche ibridi, o sostenendo che siano gli stessi allevatori a gonfiare i danni (il che può essere vero in qualche caso, ma che non riduce affatto il problema).
Il WWF sostiene che «dati scientifici consolidati confermano che abbattimenti come quelli effettuati in ipotetici programmi di controllo (…) lungi dal risolvere la questione dei danni alla zootecnia, aggravano anzi la predazione sul bestiame domestico, in quanto destrutturando i gruppi, i lupi diventati cacciatori solitari si rivolgono maggiormente a prede facili, come gli animali domestici, piuttosto che ai più difficili prede selvatiche». Veramente il mondo della città ha perso ogni senso pratico ed ogni legame con quel mondo rurale e della Natura per cui dice di voler combattere! Un animale predatore, che sia in branco od isolato va sempre a colpire l’anello più debole della catena alimentare su cui si basa la sua sopravvivenza: non è il numero che indirizza verso una preda o l’altra, ma, caso mai, la preda stessa od il suo comportamento. Un branco di lupi o anche un solo lupo, se nella zona di caccia incontra animali domestici o animali selvatici, sempre a quelli domestici indirizzerà le sue attenzioni predatorie, proprio perché più facili
da colpire. C’è solo un modo per costringere il lupo a predare gli animali selvatici: eliminare gli animali domestici dai suoi territori di vita. Che sia questo che, in fondo, desiderano i nostri “lupofili” nel mistificare i fatti? Peccato che poi questi dati “consolidati” (sempre che esistano veramente!) facciano a pugni con quanto stanno facendo in tutto il mondo i governi di USA, Francia, Spagna, Svizzera, Norvegia, Svezia e forse altri!! E peccato che la loro tesi sia sconfessata dai fatti stessi, per cui mai come oggi i lupi hanno predato bestiame domestico, più di quanto non facessero quando di lupi ce ne erano pochi e di bestiame domestico molto di più! Una vera e propria contraddizione di cui neppure quelli che la enunciano si rendono evidentemente conto! Ma come si fa ad avere il coraggio di diffondere queste cose, magari con l’avallo di Professori universitari o grandi esperti della specie Lupo?! Non è con queste mistificazioni che si salverà il lupo, anzi è proprio così che si farà aumentare quella caccia alle streghe che si vorrebbe evitare!
Il WWF parla sempre di «azioni concrete di prevenzione», di «impegni a lavorare su ipotesi fondate e attuabili», di «alleviare il conflitto tra allevatori e lupi», di «miglioramento normativo e procedurale». Mai parla di indennizzi! Mai di controllo numerico delle popolazioni di lupo! Ed anzi si invita il potere politico a «un impegno eccezionale di controllo sul campo per individuare i responsabili e prevenire ulteriori uccisioni»; propone che «si investano mezzi e strumenti per indagare e consegnare alla legge gli autori di questi atti di bracconaggio»; parla di «investimenti in educazione ambientale e nella sensibilizzazione». E perché non investimenti maggiori per gli indennizzi dei danni dei lupi? Non sarebbe più logico e pratico? E perché non provvedimenti legislativi che prevedano il controllo numerico (non lo sterminio, come si cerca di far credere con una posizione più animalista che conservazionista) delle popolazioni di lupo come si fa in altre Nazioni?
Ecco, è dominante il solito parolaio italiano che non porta mai a risolvere i problemi, ma serve a farli incancrenire! Si teme forse che i politici possano prendere in considerazione l’esempio che gli vengono dalle altre Nazioni con lo stesso problema? Che sul loro esempio si cominci a pensare ad una legge che consenta ciò che non è consentito oggi e che per loro è un tabù? In pratica, si vuole forse tenere i politici nell’ignoranza, ed è per questo che se la prendono tanto con «quelle associazioni di categoria che negli ultimi tempi soffiano sul fuoco»?
Per concludere, ecco un’altra tesi che piace a “lupofili” e che il WWF ha diffuso: «la sola idea che una strage del genere sia stata provocata dai lupi è assurda (…). La dinamica dell’accaduto presenta aspetti non troppo chiari. Le pecore uccise sono trentanove. I lupi, come tutti i predatori naturali, dopo aver catturato una preda la mangiano per intero. A seconda delle dimensioni la preda viene divorata da un singolo predatore o da più da più individui». Ma queste persone hanno mai visto un lupo? Si sono mai documentate sulle stragi commesse dai lupi in epoche passate? Lo sanno che il lupo quando entra in un gregge di pecore se non è scacciato o ucciso prima le scanna tutte, anche se poi ne divora pochissime? E che è caso mai l’orso, che perlopiù predata una pecora, lascia stare le altre? Se non lo sanno si documentino negli archivi delle Prefetture, delle stazioni dei Carabinieri o dei Comuni dell’Appennino, o lo chiedano almeno a chi di lupi e di pecore ne conosce più di loro per averle allevate tutta la vita: i pastori più anziani.
Ecco, sono tesi come quelle succitate che piuttosto che risicate è non veritiere, sono caso mai prova di un incompetenza sul comportamento animale che rasenta il ridicolo e, certamente, una visione animalista buonista che mistifica i fatti, fregandosene della verità. Ciò facendo, lo ribadiamo, costringendo gli allevatori ad accollarsi le spese per il mantenimento dei lupi o, peggio, a farsi giustizia con le proprie mani rischiando penalità gravose o addirittura il carcere.
Una causa giusta non si difende con le mistificazioni e con l’ipocrisia, ma con la verità dei fatti; quei fatti che molti temono e che vorrebbero tenere nascosti all’opinione pubblica. E’ anche così che si istaurano le dittature, le quali possono essere anche settoriali come l’ambientalismo spregiudicato e non ragionevole.
Franco Zunino
Segretario Generale dell’AIW