La “Liberazione” di Roseto degli Abruzzi è avvenuta in modo tale che, per le condizioni esistenti e imposte dai gerarchi e podestà durante il ventennio del regime fascista, non vedesse la partecipazione diretta dei partigiani locali, se non per un episodio relativo ad un assalto armato al campo di concentramento e di lavoro forzato, istituito a Roseto presso gli edifici delle Suore del Bambin Gesù e del tabacchificio a fianco della strada per Montepagano,di un piccolo gruppo di partigiani di Notaresco, guidato dal comandante Mario De Nigris, per liberare i reclusi (anche rosetani) e fare fuggire i soldati inglesi, americani, polacchi ed italiani fatti prigionieri dai tedeschi.
La “resistenza al fascismo” nel Comune di Roseto degli Abruzzi, infatti, è stata messa in atto da poche persone, ben individuate e perseguitate dai fascisti locali, tra cui spiccano alcune spie dei tedeschi che “segnalavano” la presenza di dissidenti e “fuggitivi” verso il Sud, attraverso il mare, imbarcati su lancette messe a disposizione da alcuni pescatori coraggiosi e con partenza nei pressi della foce del Torrente Borsacchio e dalla zona di spiaggia compresa all’interno della attuale Riserva Naturale e la foce del Fiume Tordino.
Tra coloro che a Roseto hanno fatto resistenza al regime fascista, ai Podestà, ai gerarchi ed ai picchiatori locali, ci sono stati alcuni esponenti socialisti ex Sindaci del Comune di Montepagnano, ex Consiglieri Comunali aderenti al Partito d’Azione, al Partito Repubblicano ed al Partito Liberale, alcuni iscritti al Partito Comunista clandestino ed al Partito Socialista Unitario legati ad Ignazio Silone esiliato in Svizzera, contadini delle Leghe bracciantili, pescatori, sarti, artigiani e, caso esemplare in Abruzzo, uno straordinario numero di “Testimoni di Geova”, principalmente di Cologna Spiaggia, Piane Tordino e Contrada Borsacchia, che praticavano, a rischio del carcere, della tortura, del confino e della deportazione in Germania, la obiezione di coscienza al servizio militare e si rifiutavano, in nome della loro fede religiosa, di imbracciare le armi ed andare in guerra.
Possiamo dire che Roseto è stata “spiritualmente e idealmente” liberata, prima di tutto da tutti costoro, e poi materialmente dall’esercito alleato alla cui formazione inglese era aggregata e inquadrata la “Brigata Maiella” con i due Comandanti Ettore e Domenico Troilo
Un giorno qualcuno a Roseto certamente “celebrerà” questi pochi e coraggiosi “partigiani della libertà”, ancora oggi, e per tutti questi 70 anni, rimasti completamente dimenticati, sia dagli amministratori pubblici e sia da coloro che hanno presunto di scrivere la storia della Città di Roseto, ma che invece hanno raccontato e celebrato un altra storia, e specialmente quella dei gerarchi rosetani e del fascismo, responsabili anch’essi delle “Leggi Razziali” e dei Tribunali Speciali.
Pio Rapagnà – ex Parlamentare