Notaresco. “88 lavoratori in cassa integrazione. E’ questo il risultato, l’unico, che Sogesa è riuscita ad offrire agli operai e alla collettività dopo mesi di rassicurazioni da parte di tutti”. La Rsu aziendale condanna nel modo più assoluto questa scelta e annuncia di aver già chiesto un incontro con i vertici della società per discutere della questione.
“Da mesi, da anni, il sindacato aziendale”, si legge in una nota delle organizzazioni sindacali interne a Sogesa, “ha tentato di avvisare tutti, a tutti i livelli, che la strada che Sogesa aveva imboccato non era quella giusta, e che il rischio sarebbe potuto essere l’irreparabile. Nessuno ha voluto ascoltarci. Il risultato oggi è che 88 famiglie a partire da lunedì si troveranno nella crisi più nera. Non sappiamo se i lavoratori al momento esclusi dalla cassa integrazione potranno dirsi al sicuro, perché non sappiamo nulla della direzione verso cui vuole andare la nostra azienda”. L’accusa è grave. Da mesi ormai i sindacati si sentono messi in disparte da tutti. Al momento nessun lavoratore può vedersi assicurato il proprio posto di lavoro per il futuro.
“Sia chiaro a tutti”, prosegue la nota, “in questa vicenda non esistono “salvatori”, ma solo responsabili di un esito che si sarebbe potuto evitare se solo i comuni avessero avuto chiarezza di intenti. L’unica decisione arrivata in mesi di inazione è stata la peggiore possibile. Gli operai sono stati vittima di una guerra tra bande che ha visto litigare gruppi politici e soggetti privati. Il risultato? Decine e decine di riunioni, incontri, piani industriali fatti e smontati, e una cassa integrazione che arriva senza che in prospettiva ci sia un progetto aziendale. Il nostro proprietario è il pubblico, ed è a lui che vogliamo rivolgerci”.
Perché i sindaci non hanno avuto una linea comune nella decisione degli affidamenti? Andando in ordine sparso non hanno tutelato nessun lavoratore ma anzi hanno esasperato l’incertezza. Gli affidamenti temporanei sono ormai un’aspirina per un moribondo.
“Noi continuiamo a chiedere chiarezza di intenti”, conclude il documento, “da parte di coloro che sono chiamati a fare il bene dell’azienda e di tutto il polo di Grasciano. Gli operai non sono e non possono essere pedine da piazzare per meri fini politici. I 124 operai sono 124 persone ed altrettante famiglie che da mesi vivono sotto una spada di Damocle e che chiedono solo chiarezza per il loro futuro. Il polo di Grasciano non può morire. Non deve: per il bene degli operai e della collettività. La Rsu cercherà con ogni mezzo possibile di difendere tutti i 124 lavoratori, e torna a chiedere ai responsabili della vicenda unità di intenti. Le strategie politiche non possono avere la meglio sul destino di 124 famiglie”.