“I cosiddetti “vaccini Covid-19″ sono evidentemente delle sostanze sperimentali. Confrontarne la sicurezza con vaccini utilizzati da decenni con lo scopo di rassicurare gli ignari cittadini sulla salute dei propri figli è fuorviante, temerario, irresponsabile, e potremmo perfino azzardare criminale”.
E’ quanto afferma in un esposto presentato oggi alla Procura di Pescara il comitato No Green Pass Abruzzo che contesta la vaccinazione ai minorenni e l’obbligo di certificazione verde per gli stessi.
Nel sottolineare che “non è dimostrato che il trattamento con queste sostanze prevenga l’infezione con il virus SARS-CoV-2 e non è dimostrato che il trattamento con queste sostanze possa prevenire la trasmissione del virus da parte delle persone vaccinate” e che “queste sostanze sperimentali sono state autorizzate per la sola (eventuale) prevenzione della malattia Covid-19”, il comitato critica, tra l’altro, le dichiarazioni rilasciate in un’intervista dalla presidente della Società Italiana di Pediatria, Annamaria Staiano, secondo cui – viene riportato nell’esposto – “per noi è fondamentale vaccinare i bambini perché altrimenti continueranno a essere serbatoi di virus”.
Dichiarazioni che i No Green Pass Abruzzo definiscono “false, tendenziose, fuorvianti, irresponsabili pericolose per la salute pubblica e dei bambini”.
“L’efficacia e la sicurezza di tutti e quattro i cosiddetti vaccini Covid-19 – si legge ancora nell’esposto – dovranno essere dimostrate solo anni dopo essere stati applicati in massa a tutte le fasce della popolazione con una campagna vaccinale autoritaria, che priva i cittadini di parte sempre crescente dei propri diritti costituzionalmente riconosciuti e perfino del loro Diritto Umano di sopravvivere, se legittimamente rifiutano di farsi inoculare queste sostanze sperimentali”.
In un comunicato, il referente del comitato, Nico Liberati, sottolinea poi che “i nostri ragazzi oramai hanno paura di essere responsabili di tutto. Hanno paura di trasmettere il contagio, di infettare i nonni, i maestri, i loro stessi compagni.
I bambini pensano di essere responsabili della malattia. In una società sana, anche grazie ed attraverso una comunicazione più attenta, e dei modi più consoni, saremmo stati noi adulti ad avere la responsabilità di difenderli. Non possiamo e non dobbiamo permettere – conclude – che trattino i nostri figli come dei malati cronici fin dalla più giovane età, dobbiamo impedire la sperimentazione di massa sui nostri figli”.