Abruzzo. “Esprimiamo la nostra totale contrarietà alla modifica della legge elettorale proposta dal presidente della Regione, Marco Marsilio che disattende quelle che sono elementari norme di rappresentanza ed equilibrio territoriale e democratico”.
Questa la posizione dell’Uncem Abruzzo espressa dal presidente regionale Lorenzo Berardinetti a seguito dell’audizione durante la commissione Statuto e regolamenti in Regione.
“Non viene considerata la nostra regione da un punto di vista geografico”, ha continuato Berardinetti, “il territorio è per oltre tre quarti interno e soprattutto montano. Non viene considerata la densità abitativa e la concentrazione della popolazione che risulta per la quasi totalità oltre il 70 percento nelle aree costiere e nell’area metropolitana. Non tiene conto del continuo spopolamento nelle aree montane e non solo quella giovanile, ma di intere famiglie che in assenza di strutture e servizi sanitari, (ambiti sociali che abbracciano territori tra loro distanti e irraggiungibili) non tiene conto dell’abbandono scolastico e della difficoltà a raggiungere le scuole di montagna. Questa legge contribuisce ad acuire le distanze tra aree ricche e aree povere della nostra regione in maniera definitiva creando una rappresentanza politica ed elettorale concentrata sull’area di grande densità abitativa rispetto a un’area interna dove prevale lo spopolamento in modo irreversibile pregiudicando il futuro e creando una desertificazione della quasi totalità del territorio regionale”.
Il presidente Berardinetti durante la commissione regionale ha evidenziato che “con l’introduzione del collegio unico regionale, saranno penalizzati per la corsa all’Emiciclo, i candidati delle aree interne e montane, con meno popolazione, e dunque con meno elettori, rispetto ai concorrenti provenienti dalla costa adriatica, la quale, come è noto, conta una densità di abitanti tre volte maggiore rispetto a quella delle aree interne. I candidati delle aree interne saranno più penalizzati anche per affrontare una campagna elettorale dai costi economicamente più elevati sempre a causa della diversa densità abitativa. Manca una previsione di un limite massimo del 65 per cento dei seggi da assegnare alla coalizione vincente per effetto del premio di maggioranza, viola il principio della tutela della rappresentanza delle minoranze. Per le candidature deve essere confermata la legge in vigore che prevede l’obbligo di dimissioni dalla carica di sindaco soltanto per i sindaci dei comuni sopra i 5.000 abitanti entro il termine di 60 giorni dalla indizione delle elezioni”.
Il presidente dell’Uncem regionale ha inoltre evidenziato che “il testo della proposta di legge si pone in contrasto rispetto alle norme dello Statuto Regionale sotto diversi profili. Lo Statuto (art. 14, comma 1) stabilisce che il Consiglio è composto di 29 membri; la proposta di legge in esame stabilisce (art. 4) che il Consiglio è composto di 30 membri oltre che dal presidente della giunta regionale. Per i seggi previsti riservati ai candidati alla carica di presidente non risultati eletti: lo Statuto (art. 14) ne prevede 1 (al candidato alla carica di presidente della giunta che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore), mentre il nuovo testo di legge (art. 4) ne prevede 2 (ai primi due candidati alla carica di presidente non risultati eletti). Dubbi interpretativi sono emersi nella parte in cui la norma si riferisce per questi ultimi al requisito del collegamento delle “liste collegate”: non si capisce se sia o meno un requisito obbligatorio affinché i due candidati alla carica di Presidente non eletti possano conquistare i due seggi.
In caso positivo la norma contrasta con lo Statuto che non prevede tale criterio di attribuzione del seggio. C’è il rischio di impugnativa della legge alla luce dei principi delineati dalla prevalente giurisprudenza costituzionale che sanciscono l’obbligo del rispetto della tutela della rappresentanza delle minoranze in seno al Consiglio e quello del numero dei consiglieri del consiglio regionale che deve essere determinato dallo Statuto e non dalla legge regionale. La presenza di tali problematiche, sia di natura politica che di natura tecnica, mettono profondamente in crisi il sistema elettorale regionale vigente, in quanto esporrebbe la Regione a rischio di dover far fronte a possibili gravosi ricorsi giurisdizionali in materia e oltretutto di attivare una procedura elettorale in vista delle prossime elezioni regionali che è evidente risulti essere inficiata sotto diversi profili, determinando in tal modo una grave situazione di incertezza e di instabilità dell’intero governo regionale”.