“Chiariti i poteri. Gli atti di programmazione sono di competenza del Consiglio Regionale.
L’urgenza che motiva l’approvazione da parte della Giunta della rete Covid non si estende al Piano sanitario e rete ospedaliera, anzi la stessa rete covid, essendone ricompresa, sarà successivamente discussa dal Consiglio all’interno della riorganizzazione della rete ospedaliera”, così i consiglieri di centrosinistra Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto, Sandro Mariani, Marianna Scoccia che hanno invocato il parere del Collegio regionale per le Garanzie Statutarie, perché la Giunta continua a confrontarsi direttamente con il Ministero evitando qualsiasi condivisione con il Consiglio regionale. Un responso chiaro e argomentato, quello che arriva dalle 14 pagine di parere, dove si precisa che “suonerebbe ben singolare, in tempi ordinari, che un atto di indirizzo e programmazione con carattere strutturale […] possa risultare appannaggio esclusivo dell’organo esecutivo regionale senza il coinvolgimento del Consiglio regionale”.
E ancora evidenzia che “L’organizzazione sanitaria rappresenta quindi un ambito della programmazione regionale che, superata la fase di più forte emergenza, non può rimanere impermeabile all’intervento del Consiglio. Alimenta siffatta esigenza la considerazione che […] dalla L.R. 5/2008 il Consiglio non è più intervenuto in materia di programmazione sanitaria: ritardo in parte giustificato dalla parentesi nel frattempo intervenuta dal Commissariamento (che peraltro è terminato nel 2016)”. “In base alle normative nazionali vigenti e allo Statuto regionale, gli atti di programmazione in materia sanitaria necessitano della discussione in Consiglio Regionale – dice l’ex assessore alla Sanità Silvio Paolucci – passaggi che la Giunta sta cercando di saltare per evitare il dibattito e la condivisione delle scelte anche con le stesse forze di maggioranza, trattando direttamente con il Ministero per non acuire gli scontri interni a una coalizione che sta in piedi solo grazie alla spartizione di poltrone e incarichi.
Il parere giunto ieri, dunque, costituisce un tracciato importante a cui la Giunta deve attenersi: la sede della programmazione è il Consiglio, luogo deputato alla necessaria discussione, affinché venga licenziato un atto conforme sia al dettato statutario, che alle reali esigenze del settore. A maggior ragione dopo l’uscita dal commissariamento, che ha consentito all’Assise di recuperare pieni poteri sul fronte sanitario e che ora aspetta una programmazione fino ad oggi assente, oltre che in terribile ritardo rispetto alle reali esigenze del settore”. “Pur riconoscendo all’esecutivo la facoltà di dialogare direttamente con il Governo, com’è accaduto con l’emergenza Covid e come accade anche su altri fronti, è ora necessario che sul piano sanitario e sulla rete ospedaliera si apra un’ampia discussione in Consiglio regionale – illustrano i consiglieri del PD, Legnini Presidente, Abruzzo in Comune e Gruppo Misto – questo perché tutti i consiglieri, di opposizione, ma anche di maggioranza, abbiano contezza delle decisioni che la Regione si appresta a varare e la possibilità di confezionare un prodotto migliore da presentare al Governo.
Il parere sottolinea che tutto questo percorso va fatto nelle Commissioni competenti e in Consiglio, alla luce del fatto che grazie al risanamento portato avanti nella passata Legislatura, la Regione Abruzzo è stata la prima regione d’Italia ad uscire dal Commissariamento e a recuperare la potestà legislativa regionale in materia sanitaria, un lavoro di cui persino la Giunta lenta riconosce meriti, addirittura scolpendoli nel Documento di programmazione principale, il DEFR, in cui si sottolinea che l’anno 2018 si è chiuso con un risultato di gestione positivo, unitamente ad una costante crescita dei punteggi LEA, Nella delibera in questione non c’erano solo scelte legate all’emergenza, ma decisioni che incidono in maniera non indifferente sull’assetto organizzativo preesistente, dai fabbisogni di posti letto, di personale, di mezzi per spostare i pazienti, insomma, attività più aderenti alle competenze legislative di programmazione, che chiamano in causa il necessario ricorso al Consiglio regionale.
Questo non è accaduto, ma deve tornare ad accadere anche per la pianificazione sanitaria, perché senza voto in Aula le decisioni tratte avrebbero vita breve e potrebbero cadere per qualsiasi eventuale ricorso amministrativo”.