Il Partito Democratico abruzzese, assieme ad associazioni, cittadini, sindaci, in una gremita sala consiliare del Comune di Pescara ha ribadito e sottolineato il suo “no” al progetto leghista di autonomia differenziata. Secondo il segretario del Pd Abruzzo Michele Fina la crisi è stata aperta da Salvini perché “non sa come pagare i conti, ma sa benissimo a chi farli pagare: a noi abruzzesi ad esempio”.
Il segretario regionale del Pd ha richiamato alcuni passaggi del comizio del leader della Lega a Pescara che “ieri, nella regione di Ombrina Mare, ha detto di non tollerare i no sulla ricerca del petrolio. La dice lunga sulla sua idea di sviluppo, e la dice lunga sul fatto che non gli importa nulla di temi come i cambiamenti climatici, il rapporto che questi hanno con le migrazioni, come ieri ha dimostrato l’Onu, di questioni come la diffusione delle armi, la povertà. Gli interessa solo che vicino alle nostre coste sia allestito un macabro set cinematografico con poche decine di disperati che gli consentano di fare, in modo gradasso, il forte con i deboli”.
Poi, ha proseguito Fina, il paradosso: Salvini ha confermato che ha iniziato il suo tour per l’autonomia differenziata al Sud, “è venuto a convincere i cittadini del Mezzogiorno a suicidarsi. Salvini deve tenere assieme le radici nordiste della Lega con i voti del Sud, perciò viene nel Mezzogiorno a promuovere l’autonomia, ma sgombriamo il campo dagli equivoci indotti da questa parola: si parla in questo progetto di risorse fiscali da non redistribuire più, si parla di una secessione più furba perché non è dichiarata, ma realizzata, attraverso tagli a servizi fondamentali, statali, come la scuola e la sanità”. Il segretario regionale del Pd ha detto che “di fronte a questo sadismo, che vedrebbe una situazione drammatica del Sud certificata dallo Svimez combinarsi con la mazzata economica, noi non abbiamo paura di combattere”.
Posizione ribadita dal deputato Camillo D’Alessandro: “Non dobbiamo fermarci qui. L’autonomia sana, virtuosa, dovrebbe prevedere una cornice in cui si stabiliscono servizi minimi in tutto il territorio nazionale. Le proposte di Lombardia e Veneto si basano sulla richiesta di controllo di materie di funzione nazionale e sulla richiesta di trattenere l’extragettito. Si scatenerebbe un meccanismo incontrollabile”. D’Alessandro ha portato tra gli esempi il rischio di riemersione delle gabbie salariali in professioni come l’insegnamento, e ha chiarito che “noi l’autonomia dobbiamo chiederla ma pretendendo che lo Stato garantisca le prestazioni essenziali. Già oggi non è così: le norme dicono che delle risorse Cipe per le infrastrutture il Sud dovrebbe avere il 35 per cento, ma questa quota non è stata rispettata. Il Sud ha perso 70 miliardi”. Il deputato del Pd ha ricordato l’iniziativa della delibera promossa dal partito contro il progetto leghista di autonomia differenziata, da presentare nei Consigli comunali di tutta la regione (è stato già fatto ad esempio all’Aquila e a Castel di Sangro): “Vogliamo che se ne discuta anche nelle istituzioni, e vogliamo che ci si assuma le responsabilità”, si dica sì o no”.
Dal capogruppo in Consiglio regionale Silvio Paolucci la sottolineatura che “la proposta di Salvini esiste già in Abruzzo, in cui la Lega è azionista di maggioranza. In sei mesi non hanno prodotto un solo atto di programmazione, si sono occupati solo delle poltrone: sono interessati solo al potere per il potere”. Fina ha insistito: “E’ nostro dovere spiegare cosa significa avere la Lega come primo partito alla guida della Regione, siamo l’unica regione in Mezzogiorno in cui accade ed è un disastro”. La presidente regionale del Pd Manola Di Pasquale ha ricordato che “l’articolo 2 della nostra Costituzione mette assieme i diritti della persona e i doveri di solidarietà, ma questi ultimi non esistono nelle politiche della Lega: il loro progetto di autonomia differenziata nasce da qui”. Per Stefania Catalano, consigliera comunale del Pd a Pescara, “la cosiddetta autonomia differenziata se approvata porterà problemi seri e disgregazione, per noi sarebbe una disfatta”.
Tra gli interventi anche quello del coordinatore regionale di Articolo Uno Tommaso Di Febo, nell’ottica delle prossime sfide elettorali: “Facciamo tesoro degli errori del passato, costruiamo un fronte unitario del centrosinistra italiano superando le incomprensioni. Ci vuole un fronte per impedire che la destra occupi le istituzioni in Italia e per pensare a uno sviluppo diverso del Mezzogiorno ancorato al futuro del Nord del Paese”. Valerio Antonio Tiberio, presidente regionale dell’Arci, ha tirato le somme e le connessioni con la manifestazione contro il decreto sicurezza bis di ieri a Pescara a cui ha aderito anche il Pd: “Ho visto una bellissima piazza, di persone che non vogliono stare nel campo dell’Italia che odia e divide”.