L’emergenza Covid-19 non modifica l’andamento del credito concesso alle imprese, tranne che per le piccole, ma l’Abruzzo continua a guardare dal basso in alto il resto del Paese.
Tutto ciò, mentre gli abruzzesi continuano a gonfiare conti correnti e libretti di risparmio. Le tre tendenze emergono dallo studio realizzato da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo, che passa sotto la lente d’ingrandimento i dati elaborati da Bankitalia sui finanziamenti concessi dagli istituti di credito nel secondo trimestre dell’anno: ovvero tra quei mesi di aprile e giugno segnati dai colpi durissimi inferti all’economia italiana dall’esplosione della pandemia, prima, e dalla chiusura generalizzata delle attività che ne è seguita. “Degli 11 miliardi e 71 milioni di euro di prestiti concessi alle imprese in quel periodo – illustra così il curatore dell’indagine – 605 sono stati erogati con le garanzie dello Stato, ovvero il 5% del totale. Percentuale che però sale al 12% del totale delle erogazioni se si guarda al credito concesso al mondo delle piccole imprese, pari a 2 miliardi e 693 milioni”.
Questi numeri, è il caso di dirlo, fotografano però solo un pezzo della verità. Perché – è lo stesso studio a dirlo – a prefigurare “un caso Abruzzo” sono soprattutto le differenze di valori percentuali con il resto d’Italia, sia al lordo che al netto dei finanziamenti erogati per l’emergenza Covid-19. In dettaglio, nel primo caso, le cifre dicono che si è verificata una diminuzione di 191 milioni per il totale delle imprese (-1,7% Abruzzo contro +3,7% Italia), ma scomponendo il dato si scopre che per le piccole il rapporto si ribalta: 126 milioni in più (+4,9% contro +2,6% Italia).
Il Covid-19, dunque, non ha modificato almeno fino a giugno la sostanza nell’andamento del credito in Abruzzo, se non per le piccole imprese. Infatti, l’iniezione di liquidità assicurata dai fondi garantiti dallo Stato ha compensato solo in parte la diminuzione di credito alla imprese: che è stata solo di 191 milioni in meno, grazie ai citati 605 erogati con le misure dello Stato. Altrimenti la diminuzione di credito al mondo produttivo, nella sua interezza, sarebbe stata di ben 794 milioni. E pur in presenza del dato positivo per le piccole imprese garantito dalle misure Covid, il divario con l’andamento nazionale mostra le strutturali debolezze abruzzesi, perché il rapporto tra prestito medio nella nostra regionale e nazionale dice che siamo fermi al 60%: 82.764 euro contro 139.064.
E a proposito di finanziamenti concessi attraverso il Fondo Centrale di Garanzia, è notizia di queste ore (dati aggiornati al 30 ottobre, ndr) che l’Abruzzo ha superato “quota 30mila”: per l’esattezza 30.269 operazioni approvate, di cui 25.825 (l’85%) per le pratiche fino a 30mila euro. In testa ai finanziamenti la provincia di Chieti (8.345), seguita da Teramo (7.763), Pescara (7.577) e L’Aquila (6.584). Presto, tuttavia, per poter dire quanto abbiano inciso queste cifre sul totale delle somme erogate nel complesso dal sistema bancario nello stesso periodo, e soprattutto se il divario con i mesi precedenti sia stato colmato.
Come detto, però, le settimane più critiche della pandemia hanno coinciso anche con nuovi record sul fronte del risparmio bancario e postale: tra aprile e giugno sono affluiti infatti su conti correnti bancari e libretti postali delle famiglie abruzzesi qualcosa come 28 miliardi e 379 milioni di euro, ovvero un miliardo e 468 milioni in più dello stesso periodo del 2019: con un incremento del 5,46%, superiore alla media nazionale attestata al 4,8%. Insomma, si risparmia senza spendere.