In Abruzzo restano aperti 8 Punti nascita: dall’elenco escluso Atri

Atri. “Sono assolutamente basito. È una decisione che non sottintende alcuna razionalità e della quale non condivido affatto il modo di operare. E questo è forse il lato peggiore della vicenda”.

Così il consigliere regionale del Pd Luciano Monticelli commenta quanto stabilito ieri dal Comitato per il percorso nascita regionale (Cpnr), la cui maggioranza ha stabilito che in Abruzzo resteranno attivi 8 punti nascita (invece dei 9 salvati dalla precedente proposta). Tra questi non compare il presidio ospedaliero di Atri che, nonostante il superamento della soglia delle 500 nascite, rischia pertanto la chiusura.

Non è tardata ad arrivare la reazione del consigliere Monticelli, che da anni conduce una battaglia proprio in difesa del San Liberatore. “Qual è la ratio di tutto ciò? – si chiede esasperato – Quali sono i risparmi che conseguirebbero alla chiusura del punto nascita atriano? Forse il sovraffollamento dell’ospedale di Pescara, dove tutto il comprensorio confluirebbe e che già deve sobbarcarsi la chiusura prevista a Penne?”.

A scatenare l’ira del consigliere del Pd è in realtà soprattutto il modus operandi alla base della decisione presa dal Comitato tecnico. “Nessuno dei consiglieri che hanno preso a cuore la questione è stato coinvolto – precisa in merito – Non sono stato tenuto affatto in considerazione, nonostante da anni combatto contro la chiusura del nosocomio atriano. Un modo di fare che non condivido e che fa davvero riflettere, quasi a legittimare l’ipotesi di interessi che si celerebbero dietro la chiusura del San Liberatore, per la cui difesa sono stato lasciato solo”.

Monticelli ribadisce che tutto il comprensorio della Val Fino, Silvi, Pineto, Roseto e la zona del medio Vomano ritengono che sia necessario opporsi alla decisione presa e per questo motivo il consigliere si appella al capogruppo del Pd Sandro Mariani, al collega Dino Pepe e al segretario provinciale Gabriele Minosse affinchè prendano una posizione sull’intera questione.

“E’ inutile nascondersi – continua ad attaccare – Ci sono molti che remano contro il presidio di Atri. Chiedo al manager della Asl Fagnano uno scatto in avanti, perché di problemi da risolvere, anche piccoli, ce ne sono molti e ormai abbiamo chiuso con l’‘era Varrassi’. Non è certo un ottimo comportamento da parte dei politici quello di ‘lavarsi le mani’ da decisioni di questa importanza e lasciare ogni responsabilità al Comitato. Ognuno faccia la sua parte. Sarà una dura battaglia, ma sono pronto a tutto, anche ad andare contro al presidente D’Alfonso e all’assessore Paolucci”.

La notizia non è stata presa bene neanche dal Comitato Il San Liberatore non si tocca che denunciano: ‘da quaranta giorni (ndr, esattamente dal 10 novembre scorso) chiediamo un incontro con il presidente della Regione e dell’assessore sanità senza mai aver ottenuto risposta. Il Comitato per il percorso nascita regionale (Cpnr) in fretta e furia si è limitata a ratificare la decisione presa anni fa sotto il governo Chiodi. Confidiamo adesso in una decisione razionale ed equa da parte di Luciano D’Alfonso perché se così non fosse inizieremo ad alzare la voce e organizzare manifestazioni forti ed eclatanti spiegando tutte le ragioni dell’ingiustizia di un’eventuale chiusura che riteniamo essere  l’ultimo atto di un disegno politico bipartisan che ci ha visti negli ultimi dieci anni solamente penalizzati da una politica che ha considerato il nostro territorio come terra di conquista a fini elettorali”.

Il Comitato dovrebbe riunirsi già domani per analizzare insieme la decisione del Cpnr e concordare la nuova strategia da portare avanti.

 

 

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