Pescara. Un intervento sugli aiuti in regime “de minimis” che , come da disposizioni, scadranno il 31 dicembre 2013, quando verrebbe meno la base giuridica per la concessione delle agevolazioni sul credito agrario per l’anno 2014.
Lo ha chiesto al Governo l’assessore alle Politiche agricole della Regione Abruzzo, Mauro Febbo: l’argomento sarà discusso nel corso della Commissione Politiche Agricole di mercoledì 18 settembre a Bari nell’ambito della Fiera del Levante.
“Il ‘parlamentino’ dell’Agricoltura – sottolinea Febbo – ha accolto le questioni che avevo sollevato nella lettera inviata al Ministro De Girolamo e proprio la riunione sarà propedeutica ad un altro importante appuntamento con lo stesso Ministro, in programma il giorno successivo. La questione è di vitale importanza per le nostre aziende agricole, sempre più in difficoltà e alle prese con numerose criticità per affrontare le quali, come Istituzioni, è nostro dovere mettere in campo tutti gli strumenti possibili”.
“Mentre è in discussione una bozza di regolamento – ha scritto Febbo al Ministro De Girolamo – la proroga delle disposizioni, nell’attuale momento di crisi economica e di riduzione delle concessioni creditizie, credo sia fondamentale per poter dare certezza al più presto alle nostre imprese agricole. Dai dati in nostro possesso si tratta di un’agevolazione che, in Abruzzo, interessa oltre 1.000 aziende agricole e che movimenta oltre 70 milioni di euro. Nella bozza, datata 5 agosto 2013, sembrerebbe però che il regolamento non si applichi agli aiuti concessi alle imprese operanti nel settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli con la conseguenza che per queste imprese (come cantine sociali, cooperative e organizzazioni di produttori ortofrutticole), si debba attendere l’emanazione di un altro nuovo regolamento, con il rischio che non si riesca ad approvarlo in tempi certi e immediati”.
Per l’assessore è auspicabile che la cifra concedibile in regime “de minimis” alle aziende della produzione primaria sia elevata dagli attuali 7.500 euro ad almeno 50.000 euro, per ridurre il dislivello rispetto alle imprese degli altri settori. Analogo intervento fu deciso qualche anno fa in occasione della crisi economico-finanziaria quando furono raddoppiati i massimali del premio “de minimis” per tutte le attività produttive.