Durante gli ultimi periodi si sono avuti moltissimi incontri per venire a capo della grave crisi che sta affrontando la pesca e nell’ultimo incontro del 7 luglio nella direzione generale della Federpesca si sono cominciate a delineare le linee guida, anzi uno schema ben definito per quanto riguarda il fermo pesca 2011.
Un’interruzione delle attività di 45 giorni lavorativi, a partire dal 1 agosto, per quanto riguarda l’Adriatico (da Trieste a Bari), mentre per il Tirreno e lo Jonio (da Brindisi ad Imperia) si ragiona di 30 giorni consecutivi nel mese di ottobre: questo il calendario che l’amministrazione porterà in discussione nella prossima seduta sella Commissione Consultiva Centrale, appositamente convocata per il 14 luglio.
L’Adriatico è stata l’area maggiormente colpita da tale crisi nella proposta ministeriale, si assicura la copertura finanziaria per le imprese e la cassa integrazione in deroga per gli equipaggi, è contenuta anche una disciplina per il periodo post- fermo nell’area adriatica, che si incentra sulla limitazione, nelle 12 settimane successive al fermo pesca, a soli 3 giorni di attività settimanali.
La situazione dell’Adriatico è stata spiegata da Luigi Giannini, direttore di Federpesca, il quale ha precisato che “l’esigenza di effettuare un fermo anche prolungato in Adriatico, per permettere la ripresa delle risorse ittiche, è sempre stata affacciata dalle marinerie interessate durante i nostri numerosi incontri dei mesi scorsi, anzi si dovrebbe anticipare quanto prima l’inizio del periodo in determinate aree dell’Adriatico e prevedere un’articolazione dei periodi differenziata per aree, perché le realtà dell’Adriatico sono variegate e diverse, per aree di pesca, fondali e specie bersaglio ed occorre tenerne conto per non vanificare l’intervento. Per quanto attiene, poi, alla delicata fase della ripresa delle attività dopo la fine del fermo pesca, riteniamo indispensabile l’attivazione, finalmente, dei Comitati di Gestione delle singole aree (GSA), formati dagli operatori interessati, oltre che dai rappresentanti della ricerca scientifica applicata alla pesca, che possano individuare, con il contributo diretto della categoria, forme anche innovative di gestione delle attività di cattura. Solo così è pensabile, con il coinvolgimento diretto degli operatori della pesca, di non ripetere modalità e forme gestionali dell’attività di pesca che si sono rilevate inidonee ed anzi hanno contribuito alla situazione fallimentare del comparto. Subordineremo il nostro giudizio – ha concluso Giannini – sull’intero pacchetto del fermo soprattutto alla circostanza che sia recepita l’esigenza di istituire ed avviare a funzionamento tali Comitati di Gestione”.
Per quanto riguarda l’Abruzzo, Walter Squeo, in qualità di coordinatore Federpesca Abruzzo, nel corso degli anni grazie ad una gestione oculata e responsabile con il Co.Ge.Vo Abruzzo e la tutela del patrimonio ittico ha ottenuto risultati notevoli, in quanto l’ attività di pesca è molto oculata. Infatti sulla costa abruzzese si praticano fermi volontari, zone chiuse e ricerca in mare in collaborazione con lo zooprofilattico di Teramo. Un modello da adottare, secondo Federpesca, in tutti i sistemi di pesca se si vuole avere la continuità del settore.