Civitella del Tronto. Il presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo Nazario Pagano, sulle note dell’inno di Mameli, ha aperto la seduta solenne dell’Assemblea, in occasione dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia, nella fortezza di Civitella del Tronto, l’ultimo baluardo borbonico a cedere all’esercito sabaudo il 20 marzo 1861. Nell’aula consiliare erano presenti i presidenti delle quattro Province abruzzesi e le autorità militari regionali. Prima di dare il via ai lavori, è stato osservato un minuto di silenzio in segno di cordoglio per le vittime del terremoto del Giappone.
”L’Unità nazionale” ha detto Pagano “è il valore fondante delle stesse autonomie. La classe dirigente politica di oggi deve riconoscere la lungimiranza degli uomini che realizzarono l’Unità d’Italia. Un’Italia che pur nel riconoscimento delle diverse autonomie e delle tante peculiarità di ciascuna Regione, pur nella giusta applicazione del Federalismo, non può e non potrà mai rinnegare la sua unità e la sua unitarietà”.
”La data del 17 marzo” ha aggiunto “insieme a quelle del 25 aprile e del 2 giugno è, dunque ,una data davvero importante perché segna l’inizio della storia dell’Italia moderna, l’inizio della nostra storia di cittadini italiani, dopo secoli di divisioni e dominazioni straniere. Questo evento è certo occasione di rafforzamento dell’identità nazionale, valore tra i più alti per la cultura liberale, ma anche occasione per una riflessione critica sui molti nodi del nostro passato, anche più recente, che non sono ancora stati sciolti del tutto e hanno condizionato, non sempre per il meglio, l’evolversi della Repubblica. Oggi il senso della nostra identità nazionale sta nell’essere una comunità plurale per cui è necessario riuscire a fare delle diversità una ricchezza e un valore. La costruzione della nostra identità nazionale è in divenire, è un cantiere sempre aperto”.
Al discorso del presidente del Consiglio d’Abruzzo è seguito l’intervento del Governatore Gianni Chiodi. “L’Unità d’Italia” ha detto “credo vada ricordata senza retorica, senza false enfasi o eccessivi spunti polemici, vissuta come evento miliare nella storia individuale di un popolo e politica di un territorio. Oggi c’è un grande dibattito sull’opportunità di celebrare la ricorrenza. Ma c’è una grande voglia di ritrovarci insieme sotto il vessillo del tricolore. Anche chi non riconosce i suoi valori politici, di certo non potrà negare quanto quella bandiera unisca, nelle cerimonie sportive come in quelle commemorative o in quelle istituzionali. Noi in Abruzzo abbiamo avuto una grande testimonianza dell’Italia una e indivisibile perché, in occasione del terremoto dell’Aquila di due anni fa, unico è stato il cuore e indivisibile la solidarietà dell’Italia intera. Il Paese si è stretto a noi, ha sofferto con noi, ha mostrato un altruismo ed un senso di fratellanza e comunità davvero encomiabili. Il nostro dolore, pur immenso, ci è parso più sopportabile perché tanti fratelli italiani stavano pensando a noi e, con più razionalità perché non direttamente coinvolti, gestendo per noi la tragedia. Abbiamo scoperto e capito, in quella occasione, che essere Stato, essere nazione, era tutt’altro che una vuota affermazione concettuale. In questo importante anniversario, il Paese deve avere un ulteriore scatto di reni, ridando attualità a quella identità nazionale che l’europeismo ha un po’ affievolito. Oggi, al di là di meriti e demeriti dei singoli statisti, validità o meno di strategie politiche, è necessario pensare un nuovo modello di Italia. Un modello innovativo che coraggiosamente si apra e governi (non subisca) il futuro, in libertà, democrazia, giustizia, partecipazione. Signori, possiamo anche dire che l’Italia è una bella Italia. Ma non c’è dubbio che per trasmettere quell’amore, quell’attaccamento alla propria terra alle giovani generazioni, è necessario impegnarci per costruire un domani migliore. Ripartiamo da qui. Da questa Fortezza, ultimo baluardo borbonico, che lottò strenuamente contro l’esercito piemontese per difendere valori e convinzioni, anche quando la monarchia sabauda aveva già proclamato l’Italia unita. Ed è uniti, intelligentemente, facendo delle nostre differenze la nostra forza che diciamo buon compleanno signora Italia! Auguri a te ed a tutti noi”.