“Sono sdegnato e profondamente amareggiato per l’enfasi con cui giornali e locandine hanno riportato una notizia falsa, offensiva al punto da minare la dignità di chi sta lavorando tra mille difficoltà in una situazione già di per sé drammatica”. Il presidente della Regione Abruzzo e Commissario per la Ricostruzione Gianni Chiodi, commenta così le voci relative ad un suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta sugli appalti per il G8 e sulla ricostruzione a L’Aquila.
“E’ inaccettabile” continua il presidente “anche la strumentalizzazione che si sta facendo sull’attività degli organi inquirenti che hanno il compito, giustamente, di sentire chiunque possa avere una qualche conoscenza dei fatti su cui si sta indagando. Va da sé che questo clima irrespirabile di caccia alle streghe mina profondamente l’immagine del presidente della Regione Abruzzo. Ma si rassegnino, perché tutto il mio operato amministrativo è sempre all’insegna della più cristallina legalità“.
E, poi, un appello ai mezzi di informazione. “Spero ci sia l’onestà intellettuale, oltre che deontologica, affinché gli organi di stampa riservino al presidente Chiodi lo stesso clamore per annunciare che non c’è assolutamente nessuna bufera che lo riguardi. Vorrei, invece, poter lavorare per il bene della mia terra e della mia gente con la serenità e la dignità che spettano a chi ogni giorno s’impegna duramente tra mille problemi, ma sempre con grande spirito etico, riuscendo tra l’altro ad ottenere risultati unici per la nostra regione. E mi riferisco, in primis, alla riduzione dell’indebitamento o al riordino della Sanità. Traguardi lodevoli che molti fingono di ignorare ma che ci vengono puntualmente riconosciuti da testimoni esterni. E’ il caso di Repubblica, testata non certo di parte. Da Roma, dove mi trovo per una tre giorni di intensi contatti, ho dovuto rassicurare la mia famiglia e le mie figlie, preoccupatissime per una notizia che non ha il minimo fondamento. E questo non è umanamente sopportabile. Non è accettabile“.
La posizione dell’Ordine dei Giornalisti. “La verifica attenta di una notizia, prima della sua diffusione, rappresenta l’abbicci della professione giornalistica. Il semplice rincorrersi di voci non giustifica la diffusione di notizie senza il preventivo, necessario riscontro: nel dubbio, è meglio non diffondere una notizia incerta che rischiare di diffonderne una non veritiera, perché alla base della nostra professione esiste sì il diritto insopprimibile dei giornalisti alla libertà di informazione e di critica ma limitato dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui” Così come è obbligo dei giornalisti il rispetto della verità sostanziale dei fatti” Le notizie diffuse sul conto del presidente della Regione, Gianni Chiodi, non sembrano rispondere a questi elementari e basilari doveri professionali dei giornalisti, ed ha quindi ragione di dolersene pubblicamente“.
Il commento dell’Unione Generale del Lavoro. “Su certa stampa si è arrivati ad ipotizzare addirittura la possibilità di arresti domiciliari, senza neanche conoscere l’avvio di una inchiesta: è un modo di fare informazione che danneggia l’Abruzzo, in un momento fondamentale che invece dovrebbe vedere unità di intenti per risolvere le gravi problematiche del lavoro e della ricostruzione. Il presidente Gianni Chiodi merita rispetto per il suo ruolo istituzionale e come persona umana. L’Ugl è e sarà sempre dalla parte della legalità, mai dalla parte della gogna mediatica”.
Solidarietà al Presidente Chiodi è giunta anche dai presidente delle Province abruzzesi, Guerino Testa, Valter Catarra e Antonio Del Corvo, e dal capogruppo dell’Udc Antonio Menna.
Il commento del consigliere regionale Maurizio Acerbo (Prc). “Il presidente Chiodi si lamenta per gli schizzi di fango, il tritacarne mediatico e le indiscrezioni che appaiono sulla stampa. Comprendo i suoi sentimenti di persona che si sente offesa nella dignità e onorabilità. Nell’esprimere il suo sdegno però Chiodi sbaglia indirizzo. Non è certo con la stampa che deve prendersela ma con se stesso e con il suo partito. Non è colpa della stampa né dell’opposizione se il coordinatore nazionale del suo partito Denis Verdini gli passa al telefono l’imprenditore Fusi. Non è colpa della stampa e dell’opposizione se una “cricca” è sotto inchiesta anche in relazione alla ricostruzione aquilana. Che intorno al PDL si addensino una miriade di inchieste giudiziarie non è responsabilità certo dei giornalisti e se in giro per l’Abruzzo viene considerata verosimile anche l’ipotesi di un suo coinvolgimento nelle indagini è perchè è diffusa la sensazione che troppe illegalità siano ancora in atto, magari importate dagli ambienti romani che contano. Se Chiodi non voleva mettere a rischio la propria onorabilità probabilmente non doveva iscriversi al PDL! Troppo spesso le voci si sono tradotte in fatti giudiziari nella cronaca recente dell’Abruzzo e quindi è fisiologico che la stampa cerchi a volte esagerando di anticipare eventi ritenuti possibili. Compito della politica, per svelenire il clima, è quello di essere rigorosa e al di sopra di ogni sospetto. Chiodi proponendo la nomina a vice-commissario per la ricostruzione di Antonio Cicchetti, condannato nello scandalo della Perdonanza, contribuisce ad alimentare un clima di sospetto. In Europa o negli Stati Uniti la nomina di Cicchetti sarebbe improponibile la nomina a supercommissario per il più grande cantiere del paese una persona che in anni recenti è stata protagonista di vicende come lo scandalo della Perdonanza. Personalmente parlo sempre di fatti e non di chiacchiere e illazioni. La condanna di Cicchetti è un fatto, che Chiodi lo abbia proposto pure. Invece di lamentarsi Chiodi dia un segnale forte agli abruzzesi onesti con il ritiro della proposta di Antonio Cicchetti”.