UIL Penitenziari torna a tuonare sulla situazione delle carceri abruzzesi

Pescara. Si sono riuniti nella sala conferenze del provveditorato Dell’Amministrazione penitenziaria in Pescara, i vertici della UIL Penitenziari Abruzzo.

L’occasione voluta dalla componente regionale, capitanata dal segretario regionale Giuseppe Giancola e dai vice Mauro Nardella e Paolo Lezzi, ha avuto il merito di evidenziare le diverse ed attuali problematiche che investono il mondo carcerario abruzzese ed in special modo quello riferibile alle condizioni dei baschi blu della Polizia Penitenziaria.

Alla annosa questione legata agli organici deficitari pressoché in tutti gli istituti di pena della Regione, si sono aggiunti quelli legati ai rapporti informativi degli Agenti e ,di pari passo, l’aumentato numero di procedimenti disciplinari a carico di altrettanti agenti.

I rapporti informativi-spiega Nardella- i quali altro non sono che le pagelle di fine anno, contrariamente alle indicazioni dettate dalle circolari dipartimentali, hanno visto drasticamente ribassato i loro giudizi annuali portando demotivazione e rabbia deleterie per chi svolge un lavoro così difficile ed usurante. A tal proposito, in occasione degli eventi nefasti che hanno caratterizzato il corpo di polizia penitenziaria nelle occasioni che li hanno visti al centro della cronaca nera ( vedasi suicidi di molti ed esperti assistenti capo) i vertici del DAP emanarono delle circolari attraverso le quali venivano invitati i funzionari, deputati alla compilazione dei rapporti informativi appunto, ad essere molto oculati nella loro predisposizione stando molto attenti a non travalicarne i limiti.

Probabilmente -Afferma il sindacalista-per alcuni istituti abruzzesi ciò altro non ha rappresentato che roba da orecchie da mercanti. Il numero di rapporti disciplinari- continua il rappresentante della uil penitenziari e difensore ufficiale nei consigli regionali di disciplina- hanno visto invece un’impennata le cui motivazioni saranno oggetto di studio e di contestuali osservazioni da parte della Uil.

Una nota positiva comunque è emersa nella riunione. La diminuzione del numero dei detenuti e la trasformazione dei circuiti penitenziari stanno rendendo più sopportabile il lavoro della polizia penitenziaria. Ad eccezione della casa circondariale di lanciano, ove resistono sacche di resistenze circa gli eventi critici in essa sviluppatesi uno dei quali ha portato all’aggressione di due baschi blu da parte di un detenuto da poco dai due salvato da un tentativo di impiccagione e a Sulmona dove il caldo di questi giorni ha prodotto due risse tra detenuti nel reparto di alta sicurezza, negli istituti di pena abruzzesi si respira un’aria migliore.

A Teramo,Avezzano, Vasto e Chieti complice molto probabilmente l’ottimo lavoro svolto dai direttori e dal tutto il personale grazie anche all’avvento della c.d. Vigilanza dinamica le situazioni si sono capovolte. Qui non si hanno notizie di eventi critici gravi e rispetto al passato si respira se non altro da questo punto di vista ( molto si dovrebbe ancora fare sull’adeguamento degli organici) un’entusiasmante passo in avanti.

Sul tema delle pari opportunità Pescara, così come Sulmona lamentano la presenza di eccessivo personale femminile e che di fatto sposta sugli organici maschili l’ago della inadeguatezza delle condizioni di pari opportunità. In questi due istituti infatti la presenza di numerose donne blocca di fatto quella mobilità tra i reparti essenziale per un respiro psico-fisico. Situazione paradossalmente opposta a Teramo e Chieti dove pur essendoci reparti detentivi femminili di donne ve ne sono pochissime.

Queste condizioni, tra l’altro pretese dagli ultimi contratti e dalle normative in tema di benessere del personale, stanno azzerando tutti gli accordi precedentemente stipulati in sede di contrattazione locale e che avrebbero dovuto consentire una mobilità tra i reparti vitale per chi vive il lavoro quotidiano a diretto contatto con i detenuti.

Per imposta normativa, infatti, nelle sezioni detentive non possono svolgere le loro mansioni di operatori della sicurezza persone di sesso opposto ai detenuti presenti. In tal caso le persone escluse vengono utilizzati in quei posti dove il contatto con i detenuti non vi può essere quali centralino, sala regia, portinerie etc. etc.

Il risultato che ne consegue è che se non si farà qualcosa per rivedere questa opinabile assegnazione di personale avremo gente che in 40 anni repirerà solo aria da reparto detentivo ed altri invece che, allo stesso “prezzo”( si parla di stipendio ovviamente) il detenuto neanche saprà com’è fatto.

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