La Regione non poteva legiferare sul divieto per le attività estrattive di idrocarburi perché il provvedimento era stato adottato troppo a ridosso della competizione elettorale. E’ la motivazione fondamentale che si legge nella sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge (n.14/2008) con la quale la precedente assemblea regionale aveva sbarrato la strada all’ipotesi di avviare attività di trivellazioni per la ricerca di idrocarburi.
La sentenza della Corte Costituzionale assume valenza, ed interesse da un punto vista giurisprudenziale, perché i giudici non hanno esaminato il conflitto di competenze nel merito della questione (ossia la possibilità di vietare attività estrattive), ma piuttosto sul fatto che la stessa legge era inopportuna nella tempistica. “E’ evidente che nell´immediata vicinanza al momento elettorale (le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale si sarebbero svolte nel mese di dicembre, ndr)”, si legge nel dispositivo, “ pur restando ancora titolare della rappresentanza del momento elettorale (le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale si sarebbero svolte nel mese di dicembre, ndr)”, si legge nel dispositivo, “ il Consiglio regionale non solo deve limitarsi ad assumere determinazioni del tutto urgenti o indispensabili, ma deve comunque astenersi, al fine di assicurare una competizione libera e trasparente, da ogni intervento legislativo che possa essere interpretato come una forma di captatio benevolentiae nei confronti degli elettori“. In poche parole, la Regione non poteva prendere posizione sulla tematica, almeno in quel frangente, perché avrebbe potuto influenzare il voto degli abruzzesi. La sentenza, però, si lega a filo doppio con la recente decisione del Governo, che ha impugnato sempre davanti alla Corte Costituzionale, anche la nuova legge in materia licenziata dalla Regione (n.33/2009), sempre in tema di petrolizzazione. Se il Governo ha deciso di seguire questa strada è perché, probabilmente, era a conoscenza del fatto che la Corte non si era spinta nel merito della questione. Questo tipo di pronunciamento, però, potrebbe in qualche modo tornare utile alla Regione, visto che sul tema delle attività estrattive permane una forte discussione a livello politico e non solo, visto anche l’attivismo di una serie di associazioni che sono nate sulla problematica ed hanno avviato una mobilitazione che abraccia l’intero territorio abruzzese. La mancata pronuncia sul dettato legislativo, infatti, potrebbe anche offrire lo spazio alla Regione per ripresentare la norma e magari il Governo potrebbe anche tornare sui suoi passi, qualora fossero introdotti alcuni emendamenti. Aspetti questi potrebbero anche essere stati oggetti dell’incontro che il Governatore Gianni Chiodi ha avuto, nei giorni scorsi, con il i funzionari del ministero dello Sviluppo Economico.