Auchan, il Gruppo francese della grande distribuzione che nel nostro Paese conta 49 punti vendita ed oltre 11.400 dipendenti, presenta ai sindacati il costo della crisi. Sono complessivamente 1.426 i dipendenti coinvolti dalla procedura di licenziamento collettivo avviata in 32 ipermercati, dove la percentuale dei dipendenti “strutturalmente in esubero” supera il 20%, mentre si attesta al 12% a livello nazionale. Di questi lavoratori, 578 – oltre un terzo degli addetti – sono occupati nei 13 ipermercati delle realtà del Mezzogiorno d’Italia, in Campania, Puglia e Sicilia.
“Dopo la disdetta unilaterale del contratto integrativo aziendale questo è un ulteriore colpo basso attuato da uno dei più grandi operatori della grande distribuzione commerciale che fino ad oggi non ha messo in campo politiche di rilancio – ha stigmatizzato il segretario nazionale della Fisascat Ferruccio Fiorot – I dipendenti di Auchan coinvolti dalla procedura di licenziamento pagano a caro prezzo la mancanza di un piano di sviluppo aziendale finalizzato a fronteggiare la crisi dei consumi”.
“Se la scelta è quella di ridurre il costo del lavoro in un’ottica complessiva di ristrutturazione, noi ribadiamo fermamente il nostro sconcerto perché è inaccettabile che a farne le spese siano solo ed esclusivamente i lavoratori e le lavoratrici – ha aggiunto Fiorot – C’è da chiedersi se la formula degli Ipermercati e dei grandi centri commerciali funziona ancora in Italia dove la crisi dei consumi si fa ancora sentire”. “Non dimentichiamo poi – ha concluso Fiorot – che fino ad oggi la società ha chiesto ed ottenuto l’applicazione del contratto di solidarietà per i lavoratori di 21 ipermercati”.
In attesa che a livello unitario si programmino ulteriori azioni di protesta, è confermata la mobilitazione e lo sciopero programmato a livello nazionale per l’intero turno di lavoro del prossimo 9 maggio, con l’ulteriore articolazione di 8 ore di sciopero da decidere a livello territoriale.
Il rischio, secondo la Fisascat, è che i grandi gruppi della grande distribuzione, compreso Auchan, perdano interesse ad investire in un Paese che registra ad oggi timidi segnali di ripresa, se non si adottano al più presto misure finalizzate ad accrescere il potere di acquisto di salari e pensioni sarà difficile che le famiglie tornino a spendere – ha sottolineato il segretario generale della categoria Pierangelo Raineri – E’ necessario agire anche sulla leva fiscale che finora ha gravato esclusivamente sul lavoro dipendente e sulle pensioni.
Per quanto riguarda la regione Abruzzo dove AUCHAN è presente con ben due ipermercati: AUCHAN AEROPORTO a Pescara e AUCHAN MALL di Cepagatti, l’azienda ha già dichiarato 37 esuberi nella sola struttura vicino l’aeroporto, che saranno oggetto di un confronto serrato e difficile in un incontro che si terrà nella giornata di domani 30 aprile, – afferma Davide Frigelli, il segretario della Fisascat Cisl Abruzzo Molise – che segue il settore dei centri commerciali, ricordando che negli ultimi due anni di crisi i due punti vendita abruzzesi, sono stati già interessati da precedenti procedure di attivazione di contratti di solidarietà e dimissioni incentivate che hanno sfoltito già abbondantemente il carico di personale con costi altissimi per i livelli occupazionali.
Leonardo Piccinino, Segretario Generale della Fisascat Cisl Abruzzo Molise, esprime invece, “forte preoccupazione per la tenuta del sistema distributivo commerciale presente nel territorio abruzzese. Sistema che nel corso degli anni dello sviluppo economico regionale ha fatto segnare la presenza di centri commerciali nel rapporto metri quadrati/abitanti, tra il più alto a livello italiano e la perdurante crisi dei consumi e la scarsa convenienza economica che incominciano a registrare i grandi players (AUCHAN, FINIPER, METRO, OBI, MERCATONE UNO, SISA, VEMAC, ecc.), tutti presenti nell’area metropolitana, rischia di trasformare il segnale dato da AUCHAN, un esempio da seguire, se la Regione Abruzzo, non avvia una seria politica di sviluppo che punti a rilanciare la ripresa economica e la disponibilità di risorse a disposizione dei cittadini. In questo, occorre che la Giunta Regionale, attui una politica fiscale locale più favorevole verso i cittadini, le famiglie i disoccupati, per incentivare i consumi”.