A dare la notizia è il segretario generale della UIL PA Polizia Penitenziaria Abruzzo Ruggero Di Giovanni.
“Le motivazioni non si conoscono (le cause saranno accertate dagli organi competenti) ma non saremmo sorpresi nell’apprendere, nei prossimi giorni, che il malore che ha messo fine alla sua esistenza sia stato causato da un avvelenamento da farmaci o un’overdose. Non è la prima volta che a Castrogno si hanno notizie di problemi legati all’abuso di farmaci o peggio all’assunzione di sostanze stupefacenti, purtroppo la polizia penitenziaria è in affanno grazie alle scelte dell’amministrazione. Circa 200 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare e 52 agenti in meno, rispetto ad una previsione organica del tutto errata, hanno creato tutte quelle difficoltà gestionali che rendono possibile l’introduzione in carcere di sostanze stupefacenti”.
E ancora: “Nel ricordare lo stato di agitazione tutt’ora in atto, teniamo a ribadire alcune richieste che possono senz’altro contribuire a ridurre il rischio che tali episodi possano accadere. Intervenire urgentemente con provvedimenti anche straordinari per garantire un adeguato numero di poliziotti penitenziari in servizio; intraprendere una politica gestionale dell’istituto improntata a rendere sicuro il lavoro della Polizia Penitenziaria, a Teramo ormai le aggressioni sono quotidiane e non è più accettabile lavorare con la certezza che se è fortunato il poliziotto di turno prenderà “solo” qualche minaccia. L’accelerazione del progetto di revisione dei circuiti penitenziari regionali– ad oggi in tutti gli istituti abruzzesi convivono circuiti spesso incompatibili tra loro e che aumentano le difficoltà gestionali dei reclusi –, e Teramo con 5 diversi circuiti fà da portabandiera per questo problema; la riduzione o comunque un’equa distribuzione delle presenze di detenuti psichiatrici; aumentare le ore di presenza di psichiatri per gestire queste infermità ed evitare episodi di auto o eterolesionismo; garantire un numero adeguato di specialisti nelle carceri col fine di ridurre il ricorso a visite specialistiche esterne, per questo potrebbe intervenire il presidente Marsilio per il tramite dell’assessore alla sanità regionale, infatti il Servizio di Medicina Penitenziaria è incardinato nei dipartimenti della ASL”.