Indagato per gare d’appalto un primario aquilano: illegittimo il sequestro del cellulare

Cellulare sequestrato a primario aquilano indagato per una gara d’appalto truccata: il provvedimento è «illegittimo» e «sproporzionato» secondo la Cassazione.

Il primario di Neurochirurgia dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila Alessandro Ricci è indagato in riferimento a una gara d’appalto che sembra essere stata apparecchiata apposta per una ditta specifica. Ma il provvedimento del sequestro del suo cellulare non ha convinto i giudici della Cassazione che lo ritengono sproporzionato.

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La sanità aquilana è stata scossa da un caso che ha provocato parecchia indignazione: la gara d’appalto milionaria per l’acquisto dei neurotrasmettitori midollari sarebbe stata truccata per favorire una ditta specifica. Tra gli indagati proprio il primario Alessandro Ricci, il primario di Chirurgia vascolare Gennaro Bafile e i funzionari della Asl Paolo Spaziani, Michela D’Amico e Carlo Fruttaldo.

Illegittimo il sequestro del cellulare del primario indagato

In riferimento a questo caso, il 21 maggio scorso, a seguito di un decreto del pubblico ministero, è stato disposto il sequestro probatorio del cellulare del primario Ricci allo scopo di ricostruire le comunicazioni tra lui e le altre parti in causa e comprendere quanto Ricci sia stato effettivamente coinvolto nella truffa dei bandi di gara.

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La difesa, però, non ha mai accettato questo provvedimento considerandolo troppo «generalizzato», poiché prevedeva la lettura di chat private che nulla avrebbero avuto a che fare con il caso in questione, violando la privacy del primario. Il suo avvocato, Roberto Madama, ha così presentato ricorso al Tribunale del riesame dell’Aquila, che ha accolto solo in parte la sua istanza; in seguito, è stata la Suprema Corte a dargli pienamente ragione.

La Suprema Corte ha infatti rigettato il provvedimento del sequestro del telefono di Ricci, comunicando quanto segue: “È illegittimo, per violazione del principio di proporzionalità e adeguatezza, il sequestro a fini probatori di un dispositivo elettronico che conduca, in difetto di specifiche ragioni, alla indiscriminata apprensione di una massa di dati informatici, senza alcuna previa selezione di essi e comunque senza l’indicazione degli eventuali criteri di selezione“.

L’indagine sul caso del bando di gara truccato non è ancora terminata, il primario Alessandro Ricci, nello specifico, è indagato per il reato di turbata libertà degli incanti e anche di falso ideologico perché avrebbe attestato una visita medica in realtà mai avvenuta. Le verifiche interne effettuate dall’azienda sanitaria aquilana hanno portato a varie denunce e al blocco della gara d’appalto.

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