Martinsicuro. Emergono nuovi particolari nell’inchiesta della DDA de L’Aquila sull’organizzazione che attraverso reati tributari e fiscali finanziava la cellula terroristica “Al Nusra”.
Tra i particolari emersi durante la giornata c’è anche la figura dell’Imam di Martinsicuro. O sarebbe il caso di dire, la figura dall’ex Imam. A finire in manette, infatti, per reati tributari una delle menti dell’organizzazione, Atef Argoubi, 40 anni, tunisino residente a Castorano. Personaggio che lavora in Madagascar con la sua impresa edile e in passato, circa 10 anni fa, è stato l’Imam della moschea di Martinsicuro di via dei Castani.
L’attuale Imam di Martinsicuro, invece, Youssef Dibane, 60 anni, nella vicenda non c’entra nulla, ma per un errore la sua figura attuale (non certo il nome) è stata in qualche modo accostata all’organizzazione vicina a cellule terroristiche.
Dibane, titolare di una ditta artigianale, Imam della moschea Dar Assalam, oggi è stato tempestato di telefonate di conoscenti e parenti. Ai quali, ovviamente, ha detto che in questa vicenda lui non è minimamente coinvolto.
“Noi predichiamo la pace e preghiamo in italiano”, racconta l’Imam. “Invitiamo tutti ad ascoltare le nostre preghiere. Non abbiamo nulla da nascondere. E’ tutto un equivoco, io sono un uomo libero e con tali situazione non c’entro nulla.
Insomma, nella concitazione delle fasi legati all’adozione delle varie misure cautelari, Dibane è finito in sorta di equivoco mediatico, poi chiarito nel corso della giornata.
Gli altri nomi dell’inchiesta. In manette, oltre all’ex Imam di Martinsicuro, sono finite: Jameleddine Karroubi di 57 anni, residente a Torino ma con parenti e case ad Alba Adriatica. Per lui e per Argoubi sono scattate le manette. Ai domiciliari, invece, sono finiti: Sabeur Ben Kalifa Jebril, 41 anni, Sofiene Ben Khalifa Jebril, 40 anni, tunisini residenti a Torino; Sahbi Kharroubi e Akram Ben Mohamed Kharroubi, entrambi 36enni, Wissal Doss, 29 anni, tutti residenti ad Alba Adriatica.
Sempre ai domiciliari: Nicoletta Piombino, 52 anni, di Torino ma pugliese di origine, Cristina Roina, 43 anni, di Torino, e Omar Kharroubi, sempre del capoluogo piemontese.
Tutti sono indagati per i reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo.