Tiene banco in Abruzzo il caso del declassamento deciso dall’Europa per lo status di protezione del lupo: ecco il parere di Legambiente.
“Ci sono lobby e poteri forti che hanno spinto sugli organi europei. Ma l’iter è lungo e non ci sarà alcuna caccia selvaggia. L’Abruzzo è custode di buone pratiche che andrebbero diffuse e prese ad esempio”. Il caso dell’avvio della procedura Ue per declassare la protezione del lupo continua a tenere banco. Ne abbiamo parlato, in esclusiva per Abruzzo Cityrumors, con Stefano Raimondi, coordinatore nazionale Aree protette e Biodiversità di Legambiente.
“Stiamo affrontando questa situazione anche a livello europeo con la Eeb, l’European environmental bureau di cui facciamo parte. – ha spiegato Raimondi – Le associazioni, insomma, si stanno mobilitando per arginare per quanto possibile la problematica che temevamo di dover affrontare, perché era nell’aria. Non siamo riusciti a porre un argine in tempo, ci sono poteri molto forti e delle spinte che influenzano parecchio anche gli organi europei”.
Bisogna ricordare che recentemente il Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Unione europea (Coreper) ha deciso di avviare le procedure per declassare lo status di protezione del lupo da “rigorosa” a “semplice”. Verrà inviata dunque una proposta di modifica al testo per la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale alla Convenzione di Berna, che fa parte del Consiglio d’Europa.
“Ciò non significa che si aprirà la caccia selvaggia al lupo, ma riteniamo che sia segnale culturale. – ha continuato il rappresentante di Legambiente – Tanto più che in molte aree non si tratta di una specie fuori pericolo. In Spagna, ad esempio, è stata rigettata una richiesta di aprire la caccia al lupo. È stato considerato il fatto di dover effettuare una valutazione nazionale, non su una particolare area. Con l’approvazione del declassamento sarebbe tutto più facile per la caccia. Questo, però, non avverrà in tempi rapidi”.
Raimondi ha sottolineato che anche se l’intero iter dovesse andare in porto, non si aprirà comunque una caccia indiscriminata. Ci sarà bisogno, così come avviene per il cinghiale e, in particolari occasioni, per l’orso, del parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
“Nel nostro Paese si fa spesso una caccia alle streghe. – ha affermato Raimondi – Ma non va comunque sottovalutata l’esistenza di un problema di convivenza. Il lupo è tornato spontaneamente grazie alla sua capacità di resilienza. È un animale opportunistico, per cui se lasciamo dei ‘supermercati gratuiti all’aperto’ ne è attratto. Questo determina problematiche di salute e di abitudini per l’animale stesso, oltre che per l’incolumità pubblica”.
Ma, secondo l’esperto dell’associazione ambientalista, la convivenza è un problema che esiste solo in alcune zone. “In Abruzzo c’è una presenza storica del lupo. – ha sottolineato Raimondi – I pastori qui conoscono benissimo i metodi proattivi da mettere in campo. Non posso non citare il caso poi del Parco della Maiella: qui è in atto un progetto sulla convivenza che sta facendo scuola a livello mondiale”.
Nel parco abruzzese, infatti, è stata messa in campo l’iniziativa “Gregge nel Parco: il lupo riporta la pecora”. In pratica, quando un lupo preda gli animali di un allevatore, questi gli vengono risarciti dal parco. Con altre pecore. “È una rivoluzione culturale. – ha concluso Raimondi – Senza considerare gli esperti, una specie di ‘Csi della predazione animale’, che verificano le reali cause di morte degli animali da allevamento. Altre aree d’Italia meno abituate alla convivenza dovrebbero prendere spunto da queste pratiche custodite in Abruzzo”.
Dall’Abruzzo sulla vicenda ci è giunta la testimonianza anche dall’associazione Animalisti Volontari di Pescara (Avp), presieduta da Marialuisa D’Olimpio: “Riteniamo che ogni essere vivente, oltre l’uomo, ha diritto ai suoi spazi ed alla sua vita. È, a nostro avviso, immorale antropizzare ogni territorio e sterminare tra deforestazione, incendi e fucilate tutto ciò che ci viveva prima“.