Nei giorni scorsi l’Ue ha dato il via all’iter per declassare la protezione del lupo: il caso è seguito da vicino in Abruzzo.
“Abbassare il grado di protezione del lupo in Europa è una scelta puramente politica” e “tecnicamente è piuttosto inutile”. A parlare è Luigi Boitani, uno dei massimi esperti mondiali del lupo, docente di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe.
Lo studioso è intervenuto in merito alla recente decisione, da parte del Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Unione europea (Coreper), di avviare le procedure per declassare lo status di protezione del lupo da “rigorosa” a “semplice”. I 27 Paesi membri dell’Ue hanno quindi deciso di inviare una proposta di modifica al testo per la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale alla Convenzione di Berna, parte del Consiglio d’Europa.
In Italia fino al 2022 sono stati censiti 3.300 lupi, il dato più alto in Europa. In Abruzzo la questione della protezione del lupo è seguita particolarmente da vicino. All’inizio degli anni ’70 il Parco Nazionale d’Abruzzo insieme al Wwf ha lanciato la cosiddetta Operazione San Francesco. Una grande campagna di sensibilizzazione di successo, cui hanno fatto seguito leggi di tutela che di fatto hanno eliminato il lupo dalla lista degli animali nocivi.
“In Abruzzo e in tutto l’Appennino Centro-Meridionale – ha spiegato Boitani – i mezzi di prevenzione sono normali: tutti hanno il cane pastore. È un costo: costa fatica, know-how, quindi il pastore che sta in Val di Susa o in Olanda’, che non è abituato a questi extra costi, si oppone al lavoro aggiuntivo richiesto dal gestire un cane, mettere i recinti elettrici e così via“.
“L’iter è lungo e non è detto che si vada avanti per quella strada. – ha detto Nicoletta Di Francesco, presidente del Wwf Chieti-Pescara, in esclusiva per Abruzzo Cityrumors – Il problema è la convivenza uomo-lupo. Noi siamo distaccati completamente dall’ambiente naturale: abbiamo creato infrastrutture ed interrotto corridoi ecologici, come i fiumi. Quando restringiamo gli habitat offriamo poi opportunità di cibo ed il lupo si avvicina alle città”.
Tornando al voto del Coreper, decisivo per il raggiungimento della necessaria maggioranza qualificata sarebbe stato il sì della Germania. La riduzione dello status di protezione sarà specifica per il Canis lupus e non potrà avere impatto su altre specie animali. Solo due Paesi hanno difeso la protezione dell’animale, Spagna e Irlanda. Cipro, Slovenia, Malta e Belgio hanno optato per l’astensione.
“Noi come Wwf – ha continuato Di Francesco – abbiamo fatto in modo che il lupo tornasse in Abruzzo con l’Operazione San Francesco. Il lupo era cacciato ed il numero si era ridotto moltissimo. Questo ha comportato l’aumento della fauna erbivora come i cinghiali e l’equilibrio porta sempre un eccesso da una parte o dall’altra. Quello dello status non è la strada giusta. Noi abbiamo imparato a vivere con il lupo. Abbiamo il nostro cane pastore che è ben addestrato e capace. I nostri pastori poi accompagnano il gregge, e lo stesso numero di pecore non è eccessivo come può essere in altre regioni. Ciò fa sì ci sia un attento controllo”.