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Abruzzo

Vertenze aziendali, la Cisl propone alla Regione la creazione di unità di crisi

La CISL propone al Governo regionale abruzzese la costituzione di una specifica “Unità ad Hoc” per la gestione delle crisi aziendali, settoriali e territoriali, in grado di intercettare velocemente le situazioni di difficoltà e fare rete tra Enti istituzionali, regionali e nazionali, e gli stekholder del territorio e capace di seguire aziende grandi e piccole, multinazionali e locali.

 

“La Regione, le Organizzazioni Sindacali, le Associazioni datoriali, Abruzzo Sviluppo, Fira, Ministero del Lavoro, assieme a chi chiederà di farne parte, devono inizialmente adoperarsi e attivarsi per prevenire le crisi, affinché le stesse diventino reversibili, e garantire la continuità aziendale. Non dobbiamo limitarci a denunciare la chiusura delle aziende e la perdita di migliaia posti di lavoro, – dichiara Riccardo Gentile, Segretario Generale Aggiunto della CISL Abruzzo Molise con delega alle politiche industriali”.

In Abruzzo, più di 25 mila lavoratori e 100 aziende, tra grandi e piccole, sono interessati da processi di ristrutturazioni che potevano essere scongiurati con azioni e interventi preventivi, tempestivi e mirati. “Gli obiettivi della ”Unità di crisi” sono quelli di ridurre al minimo i rischi (prevedere per prevenire) e di gestire le situazioni di crisi (pianificare per tutelare). È necessario investire nelle diverse fasi della gestione delle vertenze: valutazione preliminare dei casi di crisi aziendale, gestione del confronto, ricerca di soluzioni e attivazione di strumenti e strategie utili per le scelte operative nella salvaguardia del tessuto sociale ed economico del territorio”, – continua Gentile.

Dagli ultimi dati, pubblicati dall’Istat, è emerso che in Abruzzo il settore dell’industria, nei primi sei mesi del 2019 rispetto a quelli del 2018, ha subito segnali di frenata registrando una diminuzione del numero degli occupati (-13 mila). La maggior perdita di mano d’opera si è avuta nell’industria in senso stretto (- 10 mila) mentre nelle costruzioni c’è stato un calo di 3 mila lavoratori. A ciò si aggiunge un aumento, pari al 60%, delle ore autorizzate dall’Inps di cassa integrazione straordinaria. “In Abruzzo, secondo l’analisi elaborata dall’Ufficio studi della CISL Abruzzo Molise, rispetto al 2008, nell’industria mancano ancora 3 mila occupati – analizza Gentile”.

Solo il valore dei prodotti esportati all’estero, nonostante un lieve rallentamento nei primi mesi di quest’anno, ha superato del 7,8% i dati pre-crisi. “Il calo delle esportazioni dei prodotti farmaceutici, chimici, articoli in gomma e materie plastiche e degli apparecchi elettrici è stato compensato dalla crescita di quelli alimentari e dei mezzi di trasporto. Il tasso di disoccupazione rimane ancora alto: 10,8%. In generale, si è assistito, da gennaio a giugno 2019, anche ad una contrazione delle forze lavoro: 551 mila contro le 567.00 dello stesso periodo dell’anno precedente. Un altro segnale non favorevole per l’apparto produttivo arriva dall’andamento demografico delle imprese. Nonostante il saldo positivo tra le iscrizioni e le cessazioni, il tasso di crescita delle nuove imprese continua a rimanere basso (0,52%), mentre il flusso negativo delle imprese artigiane continua anche nel 2019. Un campanello d’allarme arriva anche dall’ultimo rapporto Svimez che denuncia un calo della fiducia delle imprese e una diminuzione degli investimenti pubblici e privati. “La ripresa continua a tardare e l’economia regionale non riesce ad agganciare lo sviluppo e molte imprese e settori produttivi, sono alle prese, tra l’altro, anche con i processi di integrazione delle tecnologie digitali”, – afferma Gentile.

“Una risposta rapida, incisiva ed efficace, alle problematicità economiche ed occupazionali , può arrivare solo da un percorso di trasformazione del modello economico e sociale del territorio regionale. Le istituzioni possono attivare strumenti di prevenzione e di contrasto alle crisi e adottare politiche per rafforzare e sostenere il territorio in continuo e veloce cambiamento, impegnando sempre più risorse professionali ed economiche attraverso i Fondi nazionali ed europei (Fse e Fesr)”, – continua il Segretario Generale Aggiunto della CISL -.
Un consolidato sistema di relazioni industriali facilita il superamento delle difficoltà del confronto tra le parti, la mancanza di idee su come aiutare le imprese in difficoltà, e aiuta a ridare prospettive di sviluppo e occupazionali ai territori.

“L’istituzione di una “Unità di Crisi”, – secondo Gentile -, è utile a far conoscere lo stato reale delle imprese, il loro indebitamento, le loro debolezze e i meccanismi che hanno prodotto la crisi. La gestione delle crisi non è solo ricerca della soluzione per i singoli casi, ma è anche l’occasione per acquisire strumenti e informazioni, integrati a dati statistici (l’impatto sociale dei fenomeni di crisi, la loro influenza sul tessuto territoriale, le ricadute economiche, la perdita di competenze e professionalità, e competitività), indispensabili per una programmazione industriale ed occupazionale della regione”.
I tempi per ricostruire una economia colpita da una crisi in una regione del sud sono lunghi. Attrarre investitori attraverso fattori di convenienza, riqualificare i lavoratori, ricercare altre collocazioni lavorative, rimotivare socialmente il territorio e ricostruire un adeguato sistema di servizi, sono tutte azioni che richiedono una forte sinergia e collaborazione tra gli attori istituzionali, economici e sociali. L’“Unità di crisi” potrebbe ridurre le tempistiche e favorire strumentazioni, scelte e politiche industriali ad hoc (ristrutturazioni, riconversioni del sito produttivo, progetti di ricerca e di sviluppo, credito e finanza, etc.) ma anche la definizione degli interventi in termini di politiche attive, formative, occupazionali e di sostegno al reddito, – conclude il Segretario della CISL AbruzzoMolise.