L’obiettivo è il recupero delle prestazioni rinviate a causa della pandemia, in primis delle prestazioni chirurgiche, di specialistica ambulatoriale e degli screening oncologici.
Una ricetta che però non piace ai sindacati e in particolar modo alla Cgil.
“Peccato che la “ricetta” proposta alla collettività dall’assessorato si sostanzi in misure inadeguate e non strutturali:
– “aumento dell’orario di servizio del personale dipendente” che si traduce in un incremento dell’utilizzo degli straordinari per personale sanitario già al collasso;
– assunzioni di nuovo personale a tempo determinato, e quindi di nuova precarietà;
– un maggiore “coinvolgimento delle strutture private accreditate”, ergo, più risorse alla sanità privata.
Il quadro che è sotto i nostri occhi è quello di una sanità pubblica al collasso, con medici che continuano a dimettersi e a fuggire dal servizio pubblico, con carenze in organico, mobilità passiva e una sanità territoriale mai partita.
Le liste di attesa e la mobilità verso altre regioni, sono lo specchio di un sistema che va affrontato con politiche adeguate e universalistiche, capaci di mettere la struttura sanitaria pubblica in grado di erogare correntemente e nel rispetto dei tempi di attesa le prestazioni dovute. Non è più rinviabile un investimento straordinario in termini di risorse, personale stabile, professionalità e tecnologie”.