“Assistiamo in questi giorni ad una convulsa rincorsa a mettere in sicurezza questa o quella categoria professionale, con l’alibi che ha maggiori contatti col pubblico ed è più a rischio. Ora è la volta del settore dell’amministrazione della giustizia, dove il vaccino deve arrivare a fiumi perché si tratta di figure prioritarie come attività professionali. L’errore è proprio nel definire le priorità sulla base della contiguità col pubblico di certe categorie di lavoro, mentre questo concetto poco (o niente) ha a che fare con le finalità vere della vaccinazione.
Ricordiamo che sono tre i principali obiettivi perseguiti tramite un piano vaccinale: raggiungimento dell’immunità della popolazione, ed eliminazione del rischio di contagio riduzione della pressione esercitata sugli ospedali (accessi a terapie intensive e ospedalizzazioni) miglioramento degli standard di vita socio-economica, che mirino ad una riapertura del contesto Paese.
E’ evidente come in Abruzzo il rischio maggiore riguardi il rischio di saturazione delle strutture ospedaliere, da decenni incapienti, non ammodernate e senza personale, con possibilità di portare a morte certa coloro che non riescono ad entrarvi o a curarsi adeguatamente! Ma questo non c’entra con la professione di tali soggetti, quanto piuttosto con la fragilità fisica di molti nostri corregionali, acuita dagli anni o da patologie importanti. Ecco perché, partendo dal concetto sbagliato che quelli a rischio siano i soggetti che hanno a che fare con il pubblico, la Regione Abruzzo arriva a definire la priorità sbagliata di vaccinare per primi gli impiegati dei tribunali.
Chiedo pertanto che immediatamente si proceda a stratificare la popolazione per classi di rischio sanitario(cluster) e non per classi di attività professionali, che nulla c’entrano con il convulso ricorso alle terapie intensive di questo periodo. Solo rispettando la mappatura dei soggetti fragili, e garantendo l’immediata copertura vaccinale degli stessi, si può assistere ad un Piano vaccinale efficiente ed efficace sia dal punto di vista sanitario ,che socio-economico. Infatti, individuare con precisione le categorie più fragili da vaccinare prioritariamente consentirebbe di sottrarre al rischio di contagio quegli individui che, per caratteristiche del proprio stato di salute, contraendo il virus sarebbero probabilmente destinati ad una sintomatologia acuta, con conseguente rischio di accesso alle terapie intensive o, addirittura, di decesso.
Non da ultimo, sottraendo al rischio contagio le persone più fragili, anche la restante popolazione potrebbe ricominciare una vita più vicina agli standard pre-pandemia. E’ infatti evidente che per tutte le persone a basso rischio, la contrazione del Covid tenda a manifestarsi in maniera asintomatica o con sintomatologia lieve. Tali caratteristiche potrebbero suggerire nuove strategie di ripartenza del sistema socio-economico del Paese. L’Abruzzo non ha bisogno di estrarre a sorte i fortunati che devono salvarsi, come si sta facendo, ma di un governo della Regione che impari ad utilizzare modelli matematici, peraltro già esistenti e validati. “