“Mi pare invece chiaro – afferma Di Stefano – dal punto di vista tecnico e giuridico che il percorso sia dettato dalla L.R. 9/2013 che all’art. 6, trovando fondamento in Costituzione e Statuto Regionale, dispone lo svolgimento delle elezioni entro 3 mesi dallo scioglimento del Consiglio; e a maggior conferma il Regolamento del Consiglio indica chiaramente che i tempi decorrono dal giorno delle dimissioni del Presidente della Giunta e che gli atti successivi (recepimento e pubblicazione del decreto di scioglimento sul Bura) sono soltanto doverose prese d’atto. Per cui è davvero incomprensibile l’arrovellarsi di Di Pangrazio e la ventilata ipotesi sui 120 giorni e magari oltre”.
“L’elemento principale di valutazione però – prosegue ancora Di Stefano – dovrebbe essere chiaro a chi vive in Abruzzo e non rinchiuso in una torre : dal marzo scorso la Regione Abruzzo è a guida illegittima e non è pensabile rinviare ulteriormente la data del voto, che anzi auspico sia fissato già per Ottobre. Se qualcuno, per spirito di autoconservazione delle indennità non se ne rende conto, è meglio che si rassegni : l’Abruzzo e gli abruzzesi hanno ben altre priorità.
“Dopo aver modificato le norme fuori tempo massimo, magari per consentire a chi riveste altri incarichi di poter essere candidato, lo dica chiaramente e per quanto mi riguarda – dice poi Di Stefano – auspico un confronto proprio con Legnini. Tuttavia, dopo modifiche discutibilissime, ora non si può pensare che le norme vengano ulteriormente ‘interpretate’ e applicate a proprio uso e consumo”.
“Il Presidente Di Pangrazio, anziché comportarsi da azzeccagarbugli dovrebbe spiegare – sostiene ancora Fabrizio Di Stefano – perché tenere in vita un Consiglio Regionale che nell’ultimo anno si è riunito solo per accademia formale o perché egli ha sempre taciuto dinanzi ad una Commissione Statuto ed Elettorale, che per 4 anni è costata cifre ingenti in termini di indennità aggiuntive senza produrre nulla, salvo le sveltine dell’ultim’ora; perché insomma ci si ostina a tentare di prolungare ulteriormente una situazione al limite della farsa. Anziché baloccarsi con le interpretazioni delle norme, bisognerebbe leggere i dati eccomici e sociali e porre rimedio alle situazioni disastrose nel turismo, l’economia, la sanità, sul mancato uso dei fondi europei in agricoltura.
E Fabrizio Di Stefano conclude dicendo: “si prenda atto del fallimento e si consenta agli abruzzesi di scegliere con il voto il nuovo governo quanto prima; la data delle elezioni non dipende dai desideri di Di Pangrazio, ma dalla volontà del Vice-Presidente della Regione e dal Presidente della Corte di Appello sui quali, conoscendone la correttezza, riponiamo grande fiducia circa la giusta applicazione delle regole che ci porteranno al voto nei tempi giusti e cioè entro la fine dell’anno”.