Ridimensionamento rete scolastica: scuole abruzzesi a rischio

Abruzzo. Alto numero di precari, la possibilità che la scuola rientri tra le cosiddette “autonomie differenziate”, la consistenza spesso non sufficiente degli organici.

 

Sono solo alcune criticità che riguardano la scuola italiana e che sono state illustrate durante la conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella sede di Uil Abruzzo a Pescara, alla quale hanno partecipato il segretario regionale Uil Michele Lombardo e il segretario generale Uil Scuola Abruzzo Fabiola Ortolano.

 

La nuova situazione contenuta nella Legge di Bilancio 2023, ci allarma non meno delle precedenti – spiega Fabiola Ortolano -. Se infatti il testo legislativo citato non prevede per il settore le novità tanto sperate, né tantomeno gli investimenti richiesti, il passaggio previsto all’art. 99, “Misure per la riforma della definizione e riorganizzazione del sistema della rete scolastica”, che ridefinisce il piano di dimensionamento degli istituti scolastici presenti sul territorio nazionale, prevedendo una modifica all’articolo 19 del Decreto Legge 98/2011, comporterà una diminuzione delle autonomie scolastiche calcolata in circa 700 unità, di cui a farne le spese saranno soprattutto le regioni del Mezzogiorno, Abruzzo compreso, che da sole copriranno il 70% del taglio totale”.

Un fenomeno, questo, causato dal forte calo demografico, ma anche da una situazione frammentaria già persistente da tempo, legata alle caratteristiche geomorfologiche di alcuni territori meridionali, e dai tassi di dispersione scolastica. Se infatti la media nazionale degli studenti per istituto scolastico è di 961, molto vicina al nuovo parametro previsto che va dai 900 ai 1000 alunni per scuola che con tali numeri può avere la sua autonomia, in Abruzzo la media si abbassa a 859. Mentre molte regioni del Nord sono già allineate a questi nuovi parametri, diversamente accade invece nelle regioni del Sud che hanno medie di alunni per scuola inferiori ai 900.

“Da sottolineare – aggiunge Fabiola Ortolano – che gli accorpamenti non comportano soltanto una riduzione dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi amministrativi, ma anche dei collaboratori scolastici, poiché il sistema previsto per definire l’organico assegnato ad ogni singola autonomia scolastica si basa su dei principi che riducono il personale al crescere della dimensione dell’istituto. La nuova norma prevede che la proposta per gli accorpamenti debba passare per il tavolo della Conferenza delle Regioni che deve trovare un’intesa entro il 31 maggio di ogni anno, in assenza della quale deciderà entro il 30 giugno il Ministero dell’Istruzione; gli accorpamenti, infine, dovranno essere disposti entro il 30 novembre già a partire da quest’anno per entrare in vigore nell’anno scolastico successivo 2024/2025”.

Preoccupante la situazione in Abruzzo dove su un totale di 193 scuole, ci potrebbe essere una riduzione, se applicati così come previsto i nuovi parametri, di 14 unità che porterebbe il numero complessivo degli istituti scolastici a 179. È destinato a scendere anche il numero complessivo degli alunni che al momento sono 165.000 ma che, a causa del calo delle nascite, potrebbe diventare in futuro molto più basso.
“Da anni la nostra regione, nel rispetto delle regole sul dimensionamento della rete scolastica, già opera nel senso di diminuzione del numero di scuole attraverso gli accorpamenti – dice il segretario generale Uil Scuola Abruzzo – sono stati già definiti per l’a. s. 2023/24 gli accorpamenti di due istituti comprensivi nella Provincia di Chieti, Orsogna e Tollo, e di due istituti di istruzione superiore per la provincia di Teramo, Pascal-Comi-Forti con Alessandrini”.

Inoltre, questo l’altro allarme lanciato da Uil Abruzzo, con il passaggio del coefficiente da 600 a 900-1000 alunni, il rischio di depauperare l’autonomia delle scuole sul territorio è veramente molto alto.
“A rimetterci – dichiara il segretario regionale Uil Michele Lombardo – sarebbero ancora una volta le zone delle aree interne dove il basso tasso demografico, la mancanza di infrastrutture adeguate alle percorrenze, il numero elevato di plessi, le difficoltà a coprire tutte le sedi staccate con un numero sufficiente di personale, la privazione di una dirigenza che possa lavorare esclusivamente su queste già difficili realtà scolastiche, non farebbe altro che peggiorare il fenomeno già esistente di abbandono delle aree interne”.
Uil Abruzzo auspica un decreto volto a salvaguardare le specificità dei comuni montani, così come delle piccole isole e delle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. Per arginare il rischio che il numero delle scuole sottodimensionate abruzzesi diventerebbe troppo elevato per permettere una riorganizzazione della rete scolastica, che possa definirsi razionale ed adeguata alla realtà su cui insiste.

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