A 5 mesi dalla disfatta del 4 marzo e dopo aver conseguito il risultato più disastroso, il 13,9%, i dirigenti del centro sinistra abruzzese l’hanno capito perché hanno/abbiamo perso le elezioni?
La risposta è No. Anzi si ha l’impressione che non si siano neanche posti la domanda. Avrebbero dovuto chiedere scusa, per aver condotto alla sconfitta peggiore della lunga storia del centro sinistra, invece sono ancora lì a pontificare e tramare per ritagliarsi uno spazio personale.
Non una riflessione autocritica che ancora ha da venire, l’opposto dell’ostinata convinzione di aver governato al meglio, l’innamoramento di un leaderismo nel quale hanno dissolto un patrimonio politico e umano, la prossimità con i potenti e la distanza dagli ultimi, un’enfasi dell’innovazione a discapito della domanda di protezione che ha aperto la strada al peggior governo della nostra storia.
Se la “proposta politica” per uscire dall’angolo è il grande rassemblement indistinto anti-populista, i “nuovi barbari” con i vari Bellachioma in testa governeranno per altri vent’anni.
Se in anni di governo non si è fatto (quasi) niente per promuovere energie rinnovabili, efficienza energetica.
Se di Marchionne si celebra tutto senza nemmeno provare a ragionare su quale peso avranno nel futuro di Fiat le scelte industriali discutibili e i mancati investimenti di questi anni.
Se si insiste a credere e far credere che per creare lavoro si deve agevolare l’uscita dallo stesso come fatto per il job act.
Se si irride al tentativo di dare diritti ai “nuovi” lavori perché poi così le “multinazionali se ne vanno”.
Se sui migranti il modello resta Minniti e il suo cinismo.
Se qualcosa di nuovo deve nascere, non può essere guidato da chi ha avuto queste responsabilità, né è realistico pensare che possa aver successo riverniciando il centro sinistra indicando i vari salvatori della patria, non si farà un passo avanti senza aver costruito una visione del futuro del nostro Paese e della nostra Regione.
Ora tutti chiedono di cambiare, a partire da quelli che non cambiano mai, o che hanno cambiato in peggio, responsabili e complici (anche solo per omissione) dell’ultima stagione, che ha segnato il divorzio definitivo tra sinistra e il suo popolo.
Ecco perché, adesso, si deve aprire una nuova fase per la Sinistra, è il momento di iniziare un progetto costituente serio, capace di mettere tutto in discussione e dare ampio respiro alle proposte di sinistra ovunque esse siano: nelle associazioni, nei movimenti, nelle nuove forme della militanza, soprattutto giovanile, un progetto che metta al centro il diritto al lavoro, il diritto a una remunerazione equa, il diritto alla salute, il diritto alla casa, all’istruzione. Un progetto che dia priorità al nostro ambiente, al nostro patrimonio culturale, alla scuola, all’ università e ricerca: non alla finanza. Per far questo penso che si debba azzerare l’attuale classe dirigente della sinistra abruzzese, non sto chiedendo passi indietro, passi di lato, sto chiedendo passi avanti di uomini e donne che, a ogni età, hanno la credibilità, la voglia e la forza di dedicarsi a un compito difficile.
Esistono momenti in cui per salvare non una tradizione ma un’ispirazione, dei principi e dei valori, serve il coraggio di rotture radicali forse questo è uno di quelli.
Marcello Renzi
Dirigente Art.1 Mdp Abruzzo