Più di 1000 studenti a Teramo e 800 a Pescara. Musica live a Pescara, flash mod e splendide coreografie a Teramo. Luci ed effetti teatrali, banner, video, immagini nel teatro Circus di Pescara, i colori delle buone pratiche a Teramo. Soprattutto tanti apprezzamenti positivi anche da fuori Regione, tanti complimenti per il ricordo organizzato dal Premio Paolo Borsellino in Abruzzo a trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, a 30 anni dalle scene di guerra che il nostro Paese, in tempo di pace, non aveva mai vissuto. A 30 anni dalle giornate che non dimenticheremo mai. Magistrati e poliziotti uccisi, nella guerra allo Stato, colpendolo nel cuore delle istituzioni.
I carabinieri Dalla Chiesa e Basile, il giovane magistrato Livatino e il sacerdote don Puglisi, i due poliziotti Ninni Cassarà e Boris Giuliano, i magistrati costa, Chinnici, Falcone e Borsellino non hanno in comune solo l’essere stati uccisi dalla mafia. Hanno in comune anche l’aver creduto, e scritto in modi diversi, che “La lotta alla mafia de essere un movimento culturale ….che abitui i giovani a respirare un fresco profumo di libertà.” Lo ha capito certamente il Ministro Bianchi che da Palermo ha rilanciato il concetto “della pedagogia della legalità” che fu di Sciascia e Bufalino. “Per sconfiggere la mafia occorre portare i giovani in manifestazioni come questa – ha detto il Ministro – Ricordare è importante perché non si vince una battaglia una volta per tutte ma bisogna vincerla ogni giorno”.
Un pensiero che è stato rilanciato ieri anche dal sottosegretario “amico del Premio Borsellino” Franco Gabrielli che da ex capo della polizia ha ripetuto un pensiero che guida il Premio Paolo Borsellino “Non è sufficiente reprimere. Occorre costruire una società nuova. Occorre un mutamento nella vita quotidiana di ciascuno, un nuovo atteggiamento culturale collettivo, un comportamento fermo e risoluto, di distanza dalle mafie. Le mafie vogliono il silenzio.
Bisogna parlare di mafie e la memoria delle vittime deve generare in ciascuno l’impegno attivo di responsabilità. L’esempio degli uomini e donne dello Stato che hanno perso la vita per aver svolto con onore il loro lavoro è un monito per tutti noi. La commemorazione del trentennale deve essere lo spartiacque per l’inizio di una tolleranza zero verso le mafie, che possa leggersi nei comportamenti di tutti noi in modo chiaro e trasparente, finalmente senza ambiguità, per tutelare i nostri giovani e garantire loro un futuro migliore di libertà.