Il Comitato regionale dell’UDC Abruzzo, ha manifestato il proprio dissenso sul decreto che colpisce il mondo dell’emittenza televisiva e radiofonica privata, che avrebbe dovuto avere come principio la tutela del lavoro giornalistico e il pluralismo dell’informazione.
Oggi, nella Capitale, davanti al ministero dello Sviluppo Economico, si è svolta una manifestazione di protesta, contro la nuova normativa sull’assegnazione dei contributi. Un problema le cui dimensioni sfuggono a molti. Antonio Diomede, presidente delle Radiotelevisioni Europee Associate (Rea), parla di 1.200 emittenti a rischio chiusura cioè 400 televisioni locali e 800 radio nei prossimi mesi, con una perdita occupazionale di 2.520 addetti. Nove Regioni su 20 rischiano di restare senza una sola televisione locale.
“Ci schieriamo a fianco dell’emittenza locale in nome del pluralismo dell’informazione, a sostegno dell’occupazione nel settore e per scongiurare il rischio di mettere a tacere tante voci in Abruzzo – afferma il Segretario regionale, Enrico Di Giuseppantonio, che tra l’altro è un giornalista -. I pericoli che si nascondono tra le maglie della legge 146/2017 sull’Editoria, sono penalizzanti per il settore televisivo locale. Molti ignorano le difficoltà e la fatica che quotidianamente molte delle nostre televisioni sono costrette a superare pur di tenere informati gli abruzzesi – sottolinea Di Giuseppantonio -.
Negli ultimi anni queste piccole e medie aziende, come altri settori produttivi, hanno dovuto fare i conti con una dura crisi. Sono comunque andate avanti nonostante i ritardi nell’erogazione dei fondi al settore editoria. Ora, la legge , assume tutte le somiglianze di un macigno, che crollerà sulle emittenti, falciandone moltissime lungo il suo percorso.
Mettere a tacere le tv e le radio abruzzesi è un brutto e pericoloso segnale – afferma in conclusione Di Giuseppantonio -. Esse da sempre svolgono un ruolo che nessun altro potrebbe ricoprire”.