“È veramente singolare che un Governo che non ha dato seguito a un atto dovuto, “dimenticando” per anni in un cassetto la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina disegnata da un commissario ad acta appositamente nominato, si ricordi invece dell’Abruzzo dopo essere stato politicamente delegittimato dall’esito nelle votazioni con un intervento illogico e dall’aria addirittura punitiva rispetto alle aspettative della Regione e della stragrande maggioranza dei cittadini”.
È duro il commento di WWF e Legambiente di fronte all’annuncio, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della intenzione di osservare la legge regionale n. 5 del 23.01.2018 “Norme a sostegno dell’economia circolare – Adeguamento del Piano Regionale di Gestione integrata dei Rifiuti (PRGR)”.
Il Governo contesta in primo luogo il fatto che il Piano sia stato approvato con una legge e non con un procedimento amministrativo, certamente meno rigido e meglio in grado di adeguarsi nel tempo alle mutate esigenze. Una osservazione che potrebbe essere anche condivisibile se non fosse che questa prassi è da sempre in uso senza che la presidenza del Consiglio dei Ministri abbia mai avuto nulla da obiettare! Ad esempio la legge regionale 83 del 28.04.2000 ha dettato il “Testo unico in materia di gestione dei rifiuti contenente l’approvazione del piano regionale dei rifiuti” mentre la l.r. 19.12.2007 n. 45 ha previsto “Norme per la gestione integrata dei rifiuti”.
Allo stesso modo ogni variazione o aggiornamento dei Piani è sempre avvenuta in Abruzzo attraverso provvedimenti legislativi. È singolare che i vari governi che si sono succeduti nel tempo e i loro solerti funzionari (alcuni in servizio da anni) se ne siano accorti solo oggi quando l’Abruzzo ha osato cancellare la previsione di un inceneritore nel territorio regionale, scelta che i palazzi romani avrebbero voluto imporre al territorio.
Non a caso la seconda osservazione riguarda proprio la decisione di non prevedere un inceneritore nel territorio regionale, imposto sulla base delle risultanze numeriche sulla quantità di rifiuti prodotti nel territorio che risultano al Ministero e che la Regione ha contestato con i propri più aggiornati rilievi.
“La prospettiva dell’economia circolare presente nel nuovo piano regionale – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo – rappresenta la grande opportunità per rottamare definitivamente nell’immediato l’inceneritore e in prospettiva le discariche, così come l’esperienza dei comuni virtuosi nella nostra Regione ci racconta con 144 Comuni Ricicloni che superano il 65% di raccolta differenziata (il 47% del totale).
Il piano, seguito nel suo intero iter e attenzionato anche nelle sue criticità con le nostre osservazioni, resta comunque l’occasione per armonizzare la gestione dei rifiuti con una maggior tutela della salute e dell’ambiente e per favorire una migliore sostenibilità economica dell’intero sistema a vantaggio dei cittadini e dei comuni. E tale condizione può essere rispettata solo valorizzando la scala gerarchica prevista dalla direttiva 2008/98/CE: prevenzione, riduzione, riutilizzo e riciclo, azioni che, seppur messe in campo faticosamente e con difficolta dalla nostra regione, oggi contrastano il decreto inceneritori e raccontano numeri diversi”.
“L’incenerimento – aggiunge il delegato Abruzzo del WWF Luciano Di Tizio – non può mai essere una soluzione: i dati scientifici disponibili dicono in larghissima maggioranza che nessun filtro riesce ad azzerare i rischi per la salute che provengono da questo tipo di impianti. È da suggerire a tutti i cittadini e a tutti i pubblici amministratori la lettura del Position Paper di ISDE Italia sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
In quel resto, reperibile sul sito di ISDE-medici per l’ambiente, viene affrontato in particolare proprio il problema dell’incenerimento dei rifiuti, una pratica che, con il supporto della letteratura scientifica internazionale, viene giudicata “non soltanto antieconomica, ma anche assai pericolosa per la salute dei cittadini”. Senza dimenticare che le ceneri residuali, che rappresentano una percentuale importante del materiale bruciato, vanno comunque smaltite in una discarica speciale. Se nonostante queste evidenze si vuol puntare egualmente sugli inceneritori, vuol dire semplicemente che si hanno più a cuore gli interessi economici di chi li costruisce e gestisce che non la salute pubblica e la reale soluzione dei problemi”.
Legambiente e WWF intervengono anche sulle polemiche scoppiate in questi giorni: “È a dir poco paradossale che ci sia trovati di fronte a un piano presentato dalla Regione al Governo con delle precisazioni successive avanzate da una città come Pescara, tutte amministrazioni politicamente “amiche” ma che hanno trovato difficoltà di dialogo sul lungo iter di modifica del Piano. Un iter che aveva previsto un’ampia partecipazione ma che ha riscosso una scarsa attenzione complessiva.
Questo ci deve far riflettere su quanto siamo ancora culturalmente in ritardo sui temi della partecipazione e condivisione del bene comune e di quanto il mondo che ruota intorno alla gestione dei rifiuti sia articolato e ancorato a vecchie visioni e interessi che rallentano economie virtuose, ambientalmente sostenibili e generano nuova occupazione, come quella del riciclo e del recupero di materia”.
“Ci auguriamo – concludono le Associazioni – che tutta la politica regionale sia attenta a questi bisogni e si attivi in contrasto all’impugnativa del governo per garantire un Abruzzo libero da inceneritori e discarische, tenendo al centro le politiche dell’economia circolare.
Nello stesso tempo, possa questo momento essere un ulteriore attenzionamento a quei parametri utili a far crescere le corrette filiere di gestione dei rifiuti che ci permettono una migliore qualità di vita. Il tutto in tempi rapidi per non incorrerre nell’ennesima procedura di infrazione europea”.