“La firma di questo protocollo d’intesa ha un alto valore sociale, in quanto mira a promuovere tutte quelle azioni volte a favorire il reinserimento nella società dei minori e dei giovani adulti che hanno commesso un reato. La giustizia riparativa supera infatti il mero concetto della pena, alla quale la nostra Costituzione assegna in ogni in caso non solo una valenza punitiva ma soprattutto rieducativa, andando a responsabilizzare il reo, riconoscendo pienamente il danno procurato alla vittima ma riducendo allo stesso tempo il livello di conflittualità attraverso il coinvolgimento dell’autore del reato in attività socialmente utili e attività riparative. I Comuni, quali enti di prossimità e riferimento di solidarietà istituzionale e di comunità, devono essere messi in condizione di poter svolgere il ruolo definito del protocollo verso i giovani, che vanno reinseriti nella rete di vita delle collettività abruzzesi”. A dichiararlo il procuratore del Tribunale dei minorenni, David Mancini.
“Questo protocollo vuol essere un contenitore in cui mettere a regime tutti gli interventi. Interventi che finora esistevano, ben numerosi e approfonditi, ma fuori da questa visione organica di collegamento con gli enti locali. È importante anche rispetto al sistema di equilibri, che non guarda solo al recupero del reo ma anche all’accoglienza e al sostegno della vittima”, sostiene il presidente del Tribunale dei minorenni ,Cecilia Angrisano
Il protocollo mira a promuovere la sensibilità e la disponibilità ad azioni riparative da parte della Comunità; prevedere un’azione integrata e di collaborazione, nell’esercizio delle attività di rispettiva competenza, nel rispetto dei ruoli, delle funzioni e delle responsabilità attribuite alle Istituzioni coinvolte nella presente intesa, allo scopo di favorire il reinserimento sociale dei soggetti, minori e adulti. Favorire interventi intesi a ristabilire la percezione di sicurezza e di coesione sociale, riducendo il livello di conflittualità e violenza presenti nel contesto locale; contenere la portata negativa del conflitto sul tessuto sociale attraverso un’adeguata attività di prevenzione. Elaborare il vissuto di devianza con conseguente responsabilizzazione del reo e riconoscimento del danno procurato alla vittima; ridurre i casi di recidiva e promuovere un atteggiamento conciliativo nella gestione dei conflitti, con conseguente diminuzione delle iniziative giudiziarie.
L’intesa è a favore dei minori e giovani adulti di età compresa fra i 14 e i 18 anni, e fino ai 25 anni per coloro che non hanno concluso l’iter processuale iniziato in minore età.