La carne del maialino nero, presente in Abruzzo nella metà degli anni ’50 e poi sostituito con la produzione del maiale chiaro industriale, è considerata pregiata e di qualità; la produzione viene svolta principalmente nelle aree interne della regione.
L’iniziativa, dopo un percorso di ricerca, è stata promossa dall’Università degli Studi di Teramo, facoltà di veterinaria, e finanziata dalla misura innovazione del Psr. “Puntiamo molto sulla qualità e sull’innovazione – ha esordito l’assessore Dino Pepe -. Il recupero delle eccellenze e la valorizzazione delle micro-produzioni rappresentano la nuova frontiera dell’agricoltura di qualità. Il Consorzio del maiale nero favorisce l’aggregazione, punta sulla biodiversità e vede protagonisti i giovani allevatori”.
Il progetto è stato coordinato da Giuseppe Martino, professore dell’Università di veterinaria di Teramo. “La zootecnia ha subito un profondo cambiamento negli ultimi 50 anni – ha detto Martino – siamo passati da una produzione di quantità, registrata nella metà del ‘900, a una produzione di qualità; la riscoperta di razze in via di estinzione, come appunto il maiale nero, si incammina verso questa direzione.
Il ruolo del consorzio – ha aggiunto il professor Martino – ruota intorno a tre principali interventi: allevamento all’aperto (24 capi ogni ettaro), benessere animale e biodiversità. Sono caratteristiche fondamentali per ottenere un prodotto di qualità”. Il consorzio del maialino nero d’Abruzzo sarà presente anche al prossimo salone del gusto di Torino.