Lettere minatorie ai consuoceri perché tenevano troppo i nipotini: la vicenda della dirigente scolastica di Pescara

La preside di un istituto scolastico di Pescara ha scelto il patteggiamento per chiudere una vicenda che l’ha vista finire davanti al gup con le pesanti accuse di atti persecutori, minacce e danneggiamento. A costituirsi parte civile i consuoceri e la nuora.

Per scoprire l’esito di tale percorso bisognerà però avere ancora un po’ di pazienza, considerato che è necessario ottenere il parere del pm, Andrea Di Giovanni, che deve ancora valutare l’istanza di patteggiamento della pena presentata qualche giorno fa dall’avvocato Mirko D’Alicandri, il legale che assiste la dirigente.

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La preside di un istituto scolastico rischia grosso – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

Il legale delle parti offese, l’avvocatessa Paola Di Cioccio, dopo aver depositato la costituzione di parte civile, accolta dal giudice, in apertura di udienza ha poi domandato un’integrazione del capo di imputazione con l’aggiunta dei reati di peculato d’uso e molestie, rigettata dal gup.

Cosa è accaduto

Per comprendere come si sia arrivati a tanto giova rammentare brevemente quanto accaduto e quanto ora all’esame del giudice: una serie di episodi, integralmente riportati in denuncia, che avrebbero accertato, anche mediante telecamere nascoste all’interno della cassetta della posta delle parti offese, che la preside avrebbe inviato delle lettere minatorie, alimentate dal fatto che non vedeva di buon occhio il fatto che i nipoti stessero troppo tempo con i nonni materni invece che con lei.

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In valutazione la richiesta di patteggiamento – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

Proprio su queste minacce si è poi fondata la domanda di integrazione del capo di imputazione, considerato che il consulente della procura aveva accertato che le lettere sarebbero state scritte con il computer in uso alla preside nella scuola, sottoposto a sequestro e ad accertamenti tecnici.

Non è questa, però, l’unica condotta contestata. La preside è infatti stata accusata di aver provato ad appiccare il fuoco allo zerbino dell’abitazione dei consuoceri e al secchio dell’immondizia dell’abitazione del figlio.

Sui biglietti minatori erano riportate frasi piuttosto pesanti: “Farete una brutta fine”, “Non avete capito, non vi salverete”, “Evitate di essere complici, anche in modo indiretto di…» con l’aggiunta del nome dei consuoceri , erano solamente alcune delle frasi che hanno evidentemente turbato la vita dei destinatari di tali biglietti.

Una vicenda che ha dunque finito con l’avere dei tratti molto delicati, proprio in virtù del disagio determinato. Bisognerà ora comprendere, giovedì prossimo, se la richiesta di patteggiamento avrà trovato o meno l’intesa del pm e quale sarà la congruità della pena concordata.

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