L’Aquila contrasta da sola la decrescita dell’intera regione. I dati scoraggianti

Entro il 2041, l’Abruzzo si troverà ad affrontare una crisi demografica ritenuta senza precedenti dagli esperti. Infatti, lo spopolamento della regione ridurrà la popolazione così tanto da farla tornare indietro nel tempo, fino al 1925.

Secondo il rapporto redatto dal dottor Aldo Ronci basato sulle previsioni dell’Istat, la regione perderà così tanti abitanti quanti sono quelli attualmente dell’intera Pescara. Questa proiezione futura mette in guardia sui problemi che il tessuto sociale ed economico della regione dovrà affrontare, con conseguenze che si faranno sentire per decenni.

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L’analisi delle previsioni Istat indica che l’Abruzzo sarà protagonista di uno spopolamento accelerato, con una diminuzione prevista dell’8,33%, il doppio rispetto alla media nazionale italiana che si attesterà sul 4,83%. Questa tendenza sarà interrotta solo da L’Aquila, dove è previsto invece un aumento dell’1,65%.

L’Abruzzo avrà meno abitanti nel 2041

Nonostante il suo capoluogo sia in controtendenza, l’Abruzzo nel suo complesso è destinato a vedere una riduzione significativa della sua popolazione. Secondo le stime che provengono dalle previsioni Istat, la popolazione abruzzese scenderà da 1.272.627 abitanti di fine 2022 a 1.166.562 entro il 2041, registrando una perdita di 106.065 persone.

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Ci sarà un forte squilibrio tra le diverse fasce d’età, si prevede una diminuzione di 200.000 abitanti di età compresa tra 0 e 64 anni, mentre si osserva una crescita notevole di 100.000 abitanti di età pari o superiore ai 65 anni. Ciò significa che la popolazione più produttiva dovrà sopportare sulle proprie spalle un carico produttivo maggiore.

Difatti, uno degli indicatori chiave del rapporto è “l’indice di dipendenza strutturale”, ovvero quanto la popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni e oltre) “gravi” su quella attiva (15-64 anni). Attualmente, l’Abruzzo registra un indice del 59%, destinato a salire all’83% entro il 2041. Questo dato avrà implicazioni sia sociali sia economiche.

Le proiezioni future evidenziano una disparità significativa anche tra i diversi capoluoghi abruzzesi. Mentre L’Aquila mostra segni di crescita, gli altri capoluoghi –  Pescara, Teramo e Chieti – subiranno flessioni demografiche molto importanti. Questa tendenza si riflette anche nei comuni con più di 15.000 abitanti, con poche eccezioni come Martinsicuro e Silvi, mentre Sulmona si troverà sull’orlo di una crisi demografica senza precedenti.

Con il declino demografico che sembra inarrestabile, già si pensa a come contrastare questo fenomeno. Per mitigare gli impatti negativi dello spopolamento, ad esempio, si vuole promuovere una crescita sostenibile e attuare un piano di investimenti mirati nell’economia locale. Fondamentale poi che ci siano politiche di sostegno alla famiglia e all’occupazione, come nuove strategie di attrazione per le imprese di nuova e vecchia generazione.

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