“Lo stato si è estinto”, titolava un numero del Male nel 1978. In Italia lo stato esiste quando esiste. È una luminaria a corrente alternata.
Tra il 23 maggio e il 19 luglio del 1992, in Italia la flaccida e sconcia debolezza di ciò che avrebbe dovuto rappresentarci fu sotto gli occhi di tutti. Oggi lo Stato c’è. Combatte la mafia e cerca la verità di quei tragici fatti del ’92. Incontri sulla educazione alla legalità si fanno in tutte le scuole dei piccoli e grandi Comuni. Quasi tutte le Istituzioni sono nettamente schierate nel contrasto alle mafie. Allora abbiamo vinto contro gli eredi dei Piromalli, Cutolo, Riina e Provenzano? Certamente no. Però il contrasto c’è. Ad esempio ad Ostia, dove le famiglie Spada e Fasciani hanno spadroneggiato per anni. Oggi non più. Sono tutti in carcere. E tutti i beni a loro attribuibili sono sequestrati.
Non c’è modo migliore per iniziare il 24° Premio Borsellino che iniziare da Roma, parlando di beni confiscati alle mafie. Perché l’attività di contrasto alle mafie deve colpire con priorità assoluta gli aspetti patrimoniali ed economici delle organizzazioni criminali, soprattutto con la confisca dei beni ed il loro riutilizzo per finalità sociali. Riportare al “bene comune” le ricchezze acquisite in maniera illegale assume il profondo significato di rafforzare le azioni di prevenzione e repressione della criminalità organizzata. I beni confiscati, oltre ad avere un valore economico intrinseco da riutilizzare socialmente, costituiscono testimonianze culturali della bellezza dell’etica pubblica. La loro valorizzazione può essere un punto di partenza per la riqualificazione del contesto culturale, sociale e urbano dei territori. Alcuni beni confiscati sono poi “materialmente” beni culturali, edifici di pregio artistico o opere d’arte sottratti alla criminalità organizzata e possono divenire strumenti di riscatto e di educazione alla bellezza.
Il Premio inizierà il suo ciclo di 30 incontri all’Auditorium We Gil di Roma, martedì 15 ottobre ore 10,00. Un appuntamento di altissimo livello, con il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho con il suo coraggio; il sottosegretario Giuseppe De Cristofaro (nella foto) con la sua storia di impegno anti camorra; il Prefetto Luigi Savina fino a pochi giorni fa vice capo della polizia e Presidente del Premio con la sua passione; la brillante dirigente del Miur Giovanna Boda; Giampiero Cioffredi, Presidente dell’osservatorio per la legalità.
Al giornalista di “Avvenire” Toni Mira; ai giovani di Talento e Tenacia che ora gestiscono la palestra sequestrata al clan Spada; al presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma Guglielmo Muntoni che si occupa di beni confiscati sarà consegnata una targa del Premio Borsellino per ricordare la Professoressa e dirigente Simonetta Salacone che per prima portò il Premio Borsellino nelle scuole della periferia romana e che il Premio non intende dimenticare.