La Basilica di Collemaggio è uno dei luoghi italiani più riconoscibili e rappresenta un simbolo architettonico e religioso del capoluogo abruzzese. Non solo, la Basilica di Collemaggio simboleggia anche la rinascita dopo eventi catastrofici.
Se si chiede a un aquilano di scegliere un solo e unico luogo che possa rappresentare al meglio la sua città, sicuramente vi risponderà la Basilica di Collemaggio. Il luogo di culto è un simbolo identitario, ma rappresenta anche la forza di volontà, di non mollare mai. Dopo il terremoto del 2009 sembrava tutto perduto e invece…
La Basilica è rinata e adesso è ancora lì a ricordarci i tristi eventi passati ma con uno sguardo rivolto al futuro. E proprio per questo motivo, il simbolo dell’Aquila ha ricevuto il prestigioso premio Grand Prix Europeo, assegnato al suo restauro dal Board di Europa Nostra.
Basilica di Collemaggio: la storia dell’Aquila e la sua rinascita
Fondata nel 1288 da Pietro da Morrone, che qui fu incoronato nel 1294 col nome di papa Celestino V, la basilica è uno dei simboli più riconosciuti della città, dichiarata monumento nazionale nel lontano 1902. Entro le sue mura risiedono le spoglie del pontefice Celestino V, custodite nel mausoleo realizzato nel 1517 da Girolamo da Vicenza.
La basilica è ovviamente un luogo ricco di spiritualità data la sua natura di luogo di culto – infatti continua ad attirare pellegrini e devoti da ogni parte del mondo – ma anche un vero gioiello architettonico che ha attraversato molte tappe della storia della città e ha avuto più di una vita, in particolar modo dopo il sisma del 2009.
La Perdonanza Celestiniana, celebrata durante l’apertura della Porta Santa, rappresenta il momento più significativo a cui un fedele possa assistere visitando la basilica. Caso più unico che raro, la Perdonanza si celebrò – mettendo tutto in sicurezza -anche nel 2020, in pieno periodo COVID. Altro esempio di come la Basilica di Collemaggio sia a tutti gli effetti un simbolo di fierezza e forza di vincere ogni ostilità.
Nel 2009, il terremoto la mise in ginocchio, come fece con tanti altri monumenti della città, ma essa resistette molto meglio di altri luoghi storici dell’Aquila. Nel 2015, grazie al sostegno finanziario dell’Eni e alla supervisione della Soprintendenza, fu iniziato il restauro che l’ha restituita alla cittadinanza nella sua maestosità. Per questo, la Board di Europa Nostra le ha assegnato il premio Grand Prix Europeo, con la seguente motivazione:
“Il recupero dell’edificio rappresenta la rinascita dell’intera città ed è un’opportunità per la comunità di guarire le ferite causate dal sisma. Questo progetto è una testimonianza esemplare dell’importanza del recupero del patrimonio a rischio”.