Questo il cuore della Conferenza Nazionale Cure Domiciliari Covid-19 che si è tenuta ieri in piazza Duomo a Milano, con migliaia di persone arrivate da ogni parte d’Italia e dall’estero, tra persone guarite dal virus grazie al supporto dei medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, cittadini e professionisti. A condurre la giornata, tre ore di scambio e informazione senza filtri, è stato il giornalista lombardo Max Rigano, affianco al presidente del Comitato Erich Grimaldi e alla portavoce Valentina Rigano.
Tanti i medici che attraverso la rete, il gruppo Facebook #terapiadomiciliarecovid19 è arrivato a 500 mila iscritti, hanno scelto di essere presenti per portare la loro testimonianza in piazza. Tra loro: Andrea Mangiagalli Medico di Medicina Generale di Pioltello, Riccardo Szumski Medico di Medicina Generale di Santa Lucia di Piave, Francesco Garofoli Medico di medicina generale di Molfetta, Nino Pignataro Medico di medicina generale a Roma, Serafino Fazio Professore di medicina interna Università Federico II Napoli, Salvatore Totaro Medico di medicina generale Messina, Pierfrancesco Di Masi anestesista rianimatore Bari, Gretel Thedy Psichiatra Savona, Erminia Maria Ferrari Medico di medicina generale di Castel Rozzone.
Fondamentale per il supporto dei malati Covid e per coloro che hanno perso un familiare, così come per chi dal virus è guarito ma con conseguenze, è il gruppo di supporto psicologico. Dei danni del Covid ne hanno parlato i coordinatori della rete Giacomo Zampella e Sonia Collaro, responsabili del progetto di supporto psicologico del gruppo terapia domiciliare. E ancora volontari, moderatori, infermieri, biologi nutrizionisti, tutti coloro che hanno dato vita alla rete e che ancora oggi assistono i malati Covid a domicilio o in telemedicina, a fronte di una rete territoriale che non ha saputo tenere il passo con le necessità della popolazione.
In piazza sono state raccolte le firme per una petizione con l’obiettivo di chiedere al Ministero della Sanità di prendere in considerazione il lavoro dei medici sul territorio, come espressamente richiesto dal Senato con il voto dell’8 aprile scorso.
“È stata una giornata importante, che ha restituito la giusta dignità al lavoro di questi medici”, ha dichiarato l’avvocato Erich Grimaldi, presidente del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, “abbiamo chiesto più volte un nuovo confronto al Ministro, ma non abbiamo mai ottenuto risposta”. Poi ha aggiunto “è difficile comprendere il motivo di questo silenzio, dato che l’obiettivo di tutti dovrebbe essere quello di trovare quante più strade possibili per contrastare il virus, che ancora non ci ha abbandonati”. Infine Grimaldi ha concluso: “promuoveremo un referendum popolare per la riforma della sanità territoriale, la vera nota dolente di questa emergenza, e i dati sul nostro lavoro arriveranno, anche se nessuno, e ripeto nessuno, ci ha offerto di aiutarci a raccoglierli e dimostrare nero su bianco l’efficacia dello schema terapeutico del gruppo”. Grimaldi ha poi precisato “la buona volontà e la voglia di fare in questo paese dovrebbero essere sostenuti e premiati, evidentemente non è così ed è molto triste”.
“Ascoltare storie di persone curate quando avevano più paura e si sentivano sole, approfondire il lavoro dei medici, è ciò che da professionista dell’informazione mi ha portato a seguire ed aiutare questo gruppo”, ha spiegato Valentina Rigano, portavoce, “il confronto con le istituzioni era partito molto bene, salvo poi arenarsi per motivi che ad oggi non comprendo, ma che evidentemente hanno a che fare solo con la politica”.
E se “in un gruppo di persone così vasto ci saranno certamente idee diverse su tanti punti relativi la pandemia, ma di certo siamo lontani anni luce dalla medicina ‘alternativa’ o dal complottismo”, ha proseguito Rigano, “si tratta di medici e professionisti seri, tra i quali anche Luigi Cavanna, scelto per rappresentare i medici italiani nella candidatura al Nobel, per questa ragione non comprendo alcune reazioni di colleghi della stampa, i quali non hanno neppure mai approfondito una virgola del lavoro svolto dal gruppo”. Rigano ha concluso: “in una situazione del genere bisognerebbe mettere da parte scetticismi e ideologie e lavorare per il fine comune”.