Questa la motivazione che ha poi spinto il sindacato dei balneatori e la cooperativa balnearia della Confcommercio di Pescara a diffidare il ministero delle Infrastrutture per emanare il DPCM che era ed è la parte giuridica che serviva a consentire alla Legge 145 il periodo transitorio fissato a non oltre il 2033. La cosiddetta proroga (parola che in giurisprudenza ha diverse interpretazioni) non è altro che la estensione del titolo demaniale esistente, con l’appoggio della Legge 145 che però senza il dovuto DPCM è una legge monca.
Se – spiega ancora Padovano – andiamo a leggere le motivazioni per cui il Consiglio di Stato è intervenuto ma che secondo noi non aveva per intervenire ma richiamare invece l’attenzione del Governo per far emanare allo stesso un provvedimento legislativo chiaro e limpido. Oggi dopo la diffida inviata nei giorni scorsi siamo pronti ad andare avanti e ad arrivare anche ad un ricorso al TAR del Lazio. Non eravamo entrati nel merito della sentenza ma avevamo semplicemente chiesto, prevedendo quello che è poi accaduto, dire al Governo di prestare attenzione alla Legge 145 che così come è, non è completa e venga completata con il procedimento per arrivare al DPCM. Il DPCM andrebbe discusso in un tavolo di concertazione e poi prima dell’approvazione in Parlamento inviata al Parlamento Europeo.
Così come si è fatto per Legge 145 che è stata discussa non solo nei meandri delle Commissioni Parlamentari ma anche con l’Unione Europea che ha le sue regole e che nello specifico ha spiegato bene nel 2016 con la Corte di Giustizia Europea dicendo che ogni Paese è poi chiamato a legiferare, e regolamentare rispettando la trasparenza della libera concorrenza e su questo domani avremo un incontro in Fipe con i ministri Garavaglia e Giorgetti a cui diremo che la questione riguardante il rinnovo delle concessioni non può essere sottovalutata”.