La caccia ai cervi continua a far discutere in Abruzzo. La Regione respinge le accuse e spiega il perché di questa decisione. Le ultime
Non si placano le polemiche sulla delibera della Regione Abruzzo per l’abbattimento dei cervi. Gli animalisti continuano a chiedere al presidente Marsilio di fare un passo indietro, ma la giunta per il momento non pensa di cambiare strada su un tema che resta molto delicato.
Come precisato dall’Ansa, il vicepresidente Imprudente spiega che la decisione è stata presa dopo una valutazione tecnico-scientifica e si tratta di una delibera molto simile a quella presa in Emilia Romagna e Toscana, due regioni di centrosinistra e considerate come un punto di riferimento nella tutela ambientale. Nonostante questo, le polemiche non sono destinate a fermarsi e vedremo cosa succederà nei prossimi mesi.
Ma cosa prevede la delibera? La Regione dà il via libera all’abbattimento dei quasi 500 cervi presenti nelle zone di Avezzano, Sulmona, Valle Subequana, L’Aquila e Barisciano, quindi tutte nel territorio aquilano, e che non fanno parte delle aree protette. Il periodo destinato a questa caccia, che ha anche delle tariffe importanti, è quello che va dal 14 ottobre fino al 15 marzo 2025.
Una decisione che, come detto in precedenza, sta provocando delle polemiche e non è da escludere una modifica. Le associazioni stanno raccogliendo delle firme per bloccare la delibera e il Pd è pronto a interrogazioni parlamentari. Ma per il momento non c’è nessuna intenzione di fare un passo indietro da parte della Regione visto che si tratta di una decisione presa dopo un confronto con gli esperti.
Da parte delle associazioni la richiesta è quella di fermarsi il prima possibile e aprire un tavolo di confronto per trovare una soluzione ed evitare l’abbattimento previsto dalla Regione.
Secondo il WWF e gli animalisti esistono altri modi di risolvere i problemi che hanno portato a questa decisione come gli incidenti automobilistici e i problemi ai terreni agricoli. C’è tempo fino al 14 ottobre per trovare una soluzione diversa, ma per il momento il presidente Marsilio e la sua giunta insistono su questa delibera ribadendo che non è la prima regione a farla e potrebbe consentire di mettere fine ad un problema che ormai c’è da diverso tempo in provincia dell’Aquila.