Sandro Mariani, capogruppo regionale di Abruzzo in Comune, ha voluto rispondere alle dichiarazioni del WWF in merito alle sue riflessioni iniziali sulla tutela dei Parchi e l’attività venatoria quale contributo alla discussione che la regione Abruzzo sta svolgendo sul Piano faunistico.
Nel comunicato Mariani ha affermato che “in risposta alle mie valutazioni, il WWF ha diramato un comunicato che ritengo di cattivo gusto e dai toni inaccettabili parlando di “target elettorale interessante” ed esprimendo giudizi che poco hanno a che fare con la soluzione dei problemi. Sento dunque la necessità di dover precisare alcune questioni: innanzitutto, essendo stato chiamato dagli elettori a rivestire un ruolo nelle Istituzioni, è mio dovere avere a cuore la tutela dell’ambiente e delle specie animali tanto quanto la tutela dei cittadini che vivono in prossimità dei Parchi e la tutela dei cacciatori. Chi è chiamato a rappresentare una comunità non può permettersi una visione parziale della realtà. A questo proposito invito i vertici del WWF, onde evitare una raccolta firme che certifichi i disagi e la crescente insofferenza, ad una passeggiata tra le popolazioni di quelle aree che oggi, purtroppo, hanno la percezione di non trarre alcun vantaggio ma solo aggravi dai Parchi esistenti. Popolazioni, stremate dai terremoti e dalle calamitá naturali, delle quali il WWF dovrebbe occuparsi, in modo da sviluppare una visione più ampia sul presente e sul futuro di questi territori”.
Ha continuato: “Riguardo le aree contigue che, ribadisco, valuto inadeguate nella nostra regione, corre l’obbligo ricordare che l’articolo 32 comma1 della legge 394 del 1991 non prevede un obbligo in capo alle regioni di istituire tali aree, bensì la facoltà di farlo laddove “occorre intervenire per assicurare la conservazione dei valori delle aree protette stesse”. La legge quadro lascia alle Regioni, d’ intesa con gli Enti Parco e i Comuni, la valutazione circa l’opportunità di avere aree protette adiacenti ai Parchi. Sono questi i motivi per cui dopo 30 anni dalla stesura del testo normativo, in Italia solo una parte minoritaria di Parchi si è dotata di aree contigue protette. L’Abruzzo “regione verde d’Europa” detiene il primato italiano con un territorio sottoposto a tutela e protezione per oltre il 30%, i Parchi devono essere per il nostro territorio una grande risorsa, il rischio e di farli diventare solo un ostacolo. Riguardo poi le pubblicazioni riportate da WWF in merito alla gestione dei cinghiali, problema peraltro sorto proprio con l’istituzione dei Parchi, è bene precisare che queste non confermano affatto che il prelievo compiuto dai cacciatori sia negativo per il controllo delle popolazioni, ma evidenziano la necessità di una gestione corretta dello stesso prelievo e di varie metodiche di cattura e abbattimento per ottenere risultati favorevoli”.
“In verità – ha concluso – sulla base di una posizione ideologica, si vuole escludere il ruolo regolatore dell’attività venatoria senza avere soluzioni alternative per risolvere un problema evidente e sotto gli occhi di tutti. Voglio concludere ribadendo la mia disponibilità al dialogo ponendo al centro i diritti dei cacciatori ad esercitare l’attività venatoria, le esigenze di chi a ridosso di quelle aree vive e lavora ogni giorno e la tutela delle aree protette. Una discussione seria in cui nessuno riproponga toni intimidatori che, voglio precisare, non ottengono l’obiettivo di scalfire la mia posizione ma solo quello di qualificare chi li usa”.