Regione Abruzzo, D’Alfonso non promulga le legge sul Tfr: il decreto

Pescara. In queste ore è a Zagabria, ma Luciano D’Alfonso dall’altro capo dell’Adriatico ha fatto sapere, attraverso una nota, di non promulgare la delibera di consiglio regionale (la n.10/4 dello scorso 11 novembre) con la quale il consiglio regionale ha aperto la possibilità per i consiglieri di chiedere l’anticipo del Tfr..
D’Alfonso, al quale questa cosa non è andata giù, ha fatto predisporre uno specifico decreto con il quale ha deciso di non promulgare la delibera regionale. In poche parole, rinviando la delibera al Consiglio, mentre il decreto sarà pubblicato sul Bura affnchè i portatori di interesse possano agire nelle sedi di competenza.
Di certo, l’azione messa in atto dal Governatore apre scenari nuovi e comunque basta leggere un passaggio del decreto per capire: “nell’ordinamento regionale”, si legge, ” non esiste una disposizione analoga a quanto stabilito dall’articolo 74 della Costituzione il quale attribuisce al Presidente della Repubblica il potere di chiedere alle Camere con messaggio motivato una nuova deliberazione della legge al cui eventuale esercizio consegue però l’obbligo di promulgazione.
Legge che se promulgata potrebbe avere profili di illegittimità costituzionale.

 

La posizione di Lorenzo Sospiri (FI).“La norma di cui stiamo discutendo è stata redatta per permettere ad alcuni dipendenti della Regione, non più in servizio, di accedere all’erogazione del Trattamento Fine Rapporto che altrimenti avrebbero dovuto attendere un anno dalla data in cui era cessato il rapporto di lavoro”. E’ quanto spiega il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri che aggiunge: “La norma stessa si rendeva necessaria in quanto la Regione Abruzzo versa il TFR dei propri dipendenti in una cassa diversa dall’Inps e questa fattispecie avrebbe ulteriormente ritardato l’erogazione di quanto dovuto, già accantonato nel periodo lavorativo e non utilizzabile per altro, ai dipendenti non più in servizio”.

“Un emendamento presentato da una parte della maggioranza di centrosinistra – spiega Sospiri – ha esteso questa possibilità ad alcuni Consiglieri, solo alcuni e non tutti, come erroneamente riportato e in pratica solo a coloro che erano già Consiglieri nella scorsa legislatura e sono stati rieletti in questa. In totale 10 per un importo all’incirca di 300 mila euro complessivi, ovviamente non una cifra trascurabile di questi tempi ma non è vero che tutti i Consiglieri potevano accedervi determinando, come paventato da qualcuno, l’esborso di cifre milionarie”.

Sospiri ci tiene a chiarire: “Noi non abbiamo voluto questo emendamento, noi abbiamo votato la legge per i dipendenti. Altresì mettere sullo stesso piano i vitalizi dei Parlamentari, indegno privilegio, ed il Tfr è inaccettabile e fuori dalla verità; nessuno dei Consiglieri attuali, me per primo, percepirà mai il vitalizio regionale che è stato cancellato nella scorsa legislatura dal centrodestra. D’Alfonso, che non è il Presidente Napolitano anche se pensa di esserlo, non ha il potere di non promulgare le leggi e rinviarle al Consiglio, come invece può fare il Presidente della Repubblica, ed allora per evitare una inutile polemica che gli abruzzesi non capiscono e non accettano ho chiesto ed ottenuto dal centrosinistra di cancellare la norma, da loro voluta, ed oggi sarà cancellata, così nessuno dei Consiglieri, ribadisco ne avevano titolo solo i rieletti non i nuovi, potrà accedere al Tfr, perché pur in presenza di cifre diverse, estremamente ridotte rispetto a quanto impropriamente descritto, e dei pochi che in ipotesi avrebbero potuto accedervi, in Aula Forza Italia aveva già escluso di accedere alla richiesta di TFR per i componenti del proprio gruppo consiliare. Non è questo il momento di screditare la Regione Abruzzo – conclude Sospiri – specialmente dopo che, grazie al lavoro di Chiodi e del sottoscritto, nella passata legislatura sono stati eliminati odiosi privilegi come i vitalizi di cui invece i parlamentari godono ancora”.

Movimento 5 Stelle: “il consenso conta più della buona politica

Il Presidente D’Alfonso decide di fare retromarcia sulla questione Tfr e la maggioranza è costretta a rimangiarsi letteralmente un provvedimento che durante la scorsa seduta era stato proclamato come urgente e inderogabile.

In sede di Consiglio i consiglieri di maggioranza si trovano a difendere l’indifendibile con un intervento che non regge. Il Presidente D’Alfonso, senza neanche leggere tutti i punti della norma, ha deciso per un drastico passo indietro a causa della decisa reazione di indignazione dell’opinione pubblica. Ma per “compiacere” l’elettorato il Presidente ritira tutti i punti previsti, anche quelli che avevano portato il Movimento Cinque Stelle a riflettere molto sulla posizione da assumere nei riguardi della proposta di legge nel suo complesso. Infatti frettolosamente , con l’unico scopo di non perdere consensi, il Presidente D’Alfonso elimina l’intero provvedimento che conteneva anche il tfr per i dipendenti, la cambiale agraria, ovvero circa 750mila euro di fondi a sostegno degli agricoltori e il fondo famiglia. Tanta la fretta che divulga oggi alla stampa il Decreto, recante la data di domani, nel quale premettendo di non avere i poteri per non promulgare la norma, si paragona al Presidente della Repubblica, dichiara di non promulgarla.

“ Non prendiamoci in giro” sostengono i consiglieri penta stellati “oggi noi voteremo a favore la norma che abroga una legge che pochi giorni fa avete votato come urgente, nonostante noi del Movimento vi avessimo invitato più volte a non farlo. Prendiamo atto della vostra marcia indietro, ma non prendiamoci in giro”.

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Decreto Presidente 26 novembre 2014

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