Pescara. E’ durato oltre tre ore l’interrogatorio dell’ex presidente della Regione Abruzzo ed ex commissario ad acta alla sanità per il piano di rientro, Gianni Chiodi. L’ex governatore è indagato dalla procura di Pescara insieme all’ex subcommissario Giovanna Baraldi, all’ex assessore alla sanità Lanfranco Venturoni, e a due tecnici dell’Agenzia nazionale per i servizi regionali. Nel mirino dell’inchiesta, che è stata chiusa qualche mese fa, c’è il ridimensionamento dei tetti di spesa. Secondo l’accusa, Chiodi avrebbe fatto firmare alle cliniche private contratti di prestazione di assistenza ospedaliera, collegando la firma al pagamento dei crediti che le cliniche avevano nei confronti della Regione.
“Ho ricostruito tutto – ha detto Chiodi al termine dell’interrogatorio -. In Abruzzo per la prima volta dal 2010 ci sono dei contratti, prima non c’erano e questo significa non solo che non c’erano tetti di spesa, ma che non c’erano neanche regole condivise sui controlli. Io poi non ho mai violentato nessuno, ho semplicemente informato quali sarebbero state le conseguenze per legge della mancata firma del contatto e cioè la procedura di disaccreditamento. Quello che mi rammarica e’ che nelle indagini ci sono alcuni buchi: mancano alcuni elementi importanti per quanto riguarda ad esempio la quantificazione dei crediti. Ci sono le sentenze del Tar favorevoli alle cliniche private, ma non la decisone del Consiglio di Stato che ha annullato le sentenze. Mancava quindi l’esito delle vicende e questo un po’ mi ha sorpreso e le ho prodotte io. Per quanto riguarda la questione dei tetti è stata ben chiarita:è stata applicata una metodologia approvata dal ministero dell’Economia”.
L’ex governatore ha inoltre fatto notare che “il Consiglio di Stato nel 2013 ha definito gli atti del commissario ordinanze libere extra ordinem. Addirittura ha detto che gli atti del commissario sono atti urgenti ed indifferibili in situazioni emergenziali e che non sono soggette alle regole del contraddittorio”.
Chiodi poi ha detto che “in Abruzzo le lobby della sanità privata sono antiche, fortissime, con forze economiche, imprenditoriale, televisiva e con agganci e relazioni in tutti i livelli”.
“Sono fiero ed orgoglioso di quello che e’ stato fatto per la sanità abruzzese in questi anni. E’ stata dura, i calci sono arrivati da tutte le parti, magari ci si e’ perso anche le elezioni. Pero’ oggi l’Abruzzo si avvia a non essere piu’ una regione canaglia. Decideranno i magistrati se archiviare o meno, non mi aspetto niente. Archiviazione o non archiviazione sono fiero di quello che ho fatto. Anzi, questa vicenda servirà ancora di più a far luce su quelle che erano le patologie dell’Abruzzo e che oggi non lo sono più”.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di falso, abuso d’ufficio e violenza privata. I titolari dell’inchiesta, partita da un esposto dei titolari di cliniche private, sono i pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio.