Il piano di edilizia scolastica, fortemente voluto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fin dal suodiscorso di fiducia alle Camere del 24 febbraio 2014, prende il via. Un piano, composto da tre principali filoni (#scuolebelle; #scuolesicure; #scuolenuove), che coinvolgerà complessivamente 20.845 interventi in edifici scolastici per investimenti pari a 1.094.000.000 di euro. Quattro milioni di studenti e una scuola italiana su due sono protagonisti di questo primo progetto, che porta nell’arco del biennio 2014-2015 ad avere scuole più belle, più sicure e più nuove.
Per l’Abruzzo sono stati stanziati 42.129.177,92 euro, di cui 16.778.727,93 euro per il programma #scuolebelle (interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale), 22.494.151,30 euro per il programma #scuolesicure (messa in sicurezza, rimozione amianto, eliminazione barriere architettoniche) e 2.856.298,69 euro per il programma #scuolenuove (nuovi edifici).
Le scuole abruzzesi interessate sono 904; sono previsti 5 nuovi edifici scolastici, 40 interventi di messa in sicurezza (strutturale e sismica) e i restanti sono interventi di piccola manutenzione ed estetici (per l’elenco completo dei comuni e delle scuole clicca qui).
L’erogazione di fondi è stata pubblicizzata, soprattutto da alcuni comuni, come un successo delle singole amministrazioni, ma se si scorre l’elenco e le tipologie degli interventi si nota che, per lo più, si tratta di mini finanziamenti per manutenzioni ordinarie e piccole opere di ripristino, mentre il patrimonio edilizio scolastico delle nostre città, per la maggior parte, necessiterebbe di interventi ben più massivi.
Il miliardo e rotti di euro, infatti, è molto lontano dalle somme previste, ad esempio, nel 2008, dalla Protezione Civile nazionale, che preventivava circa 13 miliardi di euro come somma minima necessaria per la messa in sicurezza degli edifici scolastici italiani.
E basta farsi un giro tra le nostre scuole, di ogni ordine e grado, per capire che molti edifici sono al limite dell’agibilità. Eppure i comuni continuano a tenere aperti edifici privi delle certificazioni di legge, non adeguati sismicamente, a volte con barriere architettoniche e arredi ed accessori non a norma.
Un’emergenza nazionale che torna alla ribalta ogni volta che accade una tragedia, per poi sopirsi qualche tempo dopo, come se dimenticare le carenze di chi dovrebbe garantire la sicurezza dei nostri figli ci potesse porre al riparo di disgrazie e incidenti.
Ci aguriamo, quindi, che i fondi stanziati dal Governo presto si moltiplichino e che i Comuni, al di là di proclami sull’ottenimento dei finanziamenti (come se fosse un traguardo raggiunto di cui vantarsi), impieghino al meglio le risorse, avendo il coraggio, nei casi più gravi, di prendere seri provvedimenti per la tutela dei nostri bambini.