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La ricostruzione de L’Aquila e la pista ciclo pedonale costiera: il dossier #sbloccafuturo di Legambiente

La ricostruzione post terremoto dell’Aquila, bloccata dal patto di stabilità, e la pista ciclopedonale tra Martinsicuro e San Salvo, ancora in stallo per via della frammentazione degli interventi, la sovrapposizione delle competenze e la mancanza di un coordinamento fra enti.

Sono queste le due principali opere incompiute che Legambiente ha individuato in Abruzzo, rispondendo alla sollecitazione del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che il 2 giugno scorso ha chiesto ai sindaci quali fossero le piccole e medie opere sparse sul territorio italiano ancora in stallo, nell’ambito del decreto “Sblocca Italia“. 

Legambiente, con il dossier #sbloccafuturo, ha deciso di individuare quelle che rispondono ai criteri di utilità effettiva per il territorio e i cittadini, di miglioramento della sicurezza, di trasformazione nel sistema della mobilità, di sostegno all’innovazione nell’energia e nella rigenerazione urbana. Non tutte le opere ferme, infatti, sono necessarie e alcuni iter bloccati hanno fermato cantieri e progetti che hanno salvato l’Italia da ulteriori e più gravi disastri. 

La più drammatica è la situazione che si sta determinando a L’Aquila, e negli altri 56 Comuni colpiti dal terremoto 2009, dove il finanziamento di centinaia di progetti già approvati, pari circa a un miliardo di euro per la ricostruzione, è bloccato dal patto di stabilità europeo. 

La “legge Barca” aveva assicurato per un certo periodo un flusso di risorse garantito dall’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, che metteva a disposizione dei Comuni del cratere e dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione la liquidità necessaria a far partire i progetti approvati. Lo Stato sarebbe stato garante presso la Cassa Depositi e Prestiti, dilazionando la restituzione dei fondi, che veniva spalmata negli anni successivi. Questo meccanismo si è interrotto quando l’Unione Europea ha sancito che le risorse erogate in questo modo devono essere conteggiate annualmente nel calcolo del debito, che va a incidere nel rapporto tra deficit e PIL che deve mantenersi sotto il tetto del 3% del Patto di Stabilità. Si sono quindi accumulati centinaia di progetti approvati per un importo pari al miliardo di euro e che sarebbero cantierabili immediatamente, se le risorse stanziate fossero rese disponibili.

E poi c’è la realizzazione della pista ciclopedonale che corre per 131 chilometri fra Martinsicuro e San Salvo, toccando ben 19 comuni della costa abruzzese, la pista più lunga d’Italia. Il progetto, denominato Bike To Coast, sarà finanziato dal programma dell’Unione Europea POR FESR 2010-2013, per un valore complessivo di 32,8 milioni di euro e includerà anche la realizzazione della copertura Wi-Fi free di tutta la costa abruzzese, dando la possibilità a turisti e residenti di accedere gratuitamente a Internet con portatili e telefonini.

I lavori sarebbero già dovuti iniziare da tempo a partire dalla tratta in provincia di Chieti, ben 40km che attraversano la porzione di costa di maggiore interesse paesaggistico. Ma la frammentazione degli interventi, la sovrapposizione delle competenze e la mancanza di un coordinamento fra Comuni, Province e Regione hanno creato di fatto la situazione di stallo.

“Da questo racconto” sottolinea Francesca Aloisio di Legambiente Abruzzo “emerge una giungla di veti incrociati, di inadempienze, rimpalli e contenziosi, di pessima progettazione, che mette la questione delle risorse all’ultimo posto della graduatoria degli impedimenti. Non servono leggi liberatutti, serve soprattutto un disegno lungimirante e innovativo capace di costruire intorno al risparmio di materia e energia, intorno alla rigenerazione urbana, alla riduzione della dipendenza dal fossile un new deal italiano capace di rilanciare il paese nella competizione internazionale e far recuperare il tempo perduto sul piano della ricerca, dell’innovazione, delle politiche industriali che producano lavoro qualificato. Perché Sblocca Italia diventi davvero #sbloccafuturo occorre che gli interventi normativi, le semplificazioni, gli standard di prestazione rispondano ad un chiaro disegno di trasformazione del paese nella direzione dello sviluppo di un’economia circolare e low carbon”.