Atri. Una sanità ‘differente’, fatta di persone, pazienti, storie, di ‘tendere una mano’. È quella immaginata lo scorso sabato in un gremito auditorium Sant’Adriano ad Atri, dove il candidato alla presidenza della Regione Luciano D’Alfonso e Luciano Monticelli, candidato al Consiglio regionale, si sono alternati ai microfoni assieme al Pd atriano per indicare la via verso un nuovo assetto sanitario dopo la ‘stagione buia’ dell’ex manager della Asl teramana Giustino Varrassi.
Non a caso la location scelta è stata quella della cittadina ducale, dove l’ex sindaco di Pineto ha condotto una lunga battaglia in difesa del San Liberatore, destinato, a suo dire, alla chiusura per precise mire politich.
Anche D’Alfonso, dal canto suo, si dichiara d’accordo con le ipotesi dell’ex sindaco di Pineto. Nel corso dell’incontro, infatti, il candidato alla presidenza dell’Abruzzo ha sottolineato che “in questa regione è in atto un’operazione di demolizione sistematica di alcune strutture sanitarie, demolizione fatta per poi dichiararne l’invalidità”. Poi promette: “Noi restituiremo centralità al territorio assicurando appropriatezza delle cure, continuità di assistenza, copertura dei costi e libertà di scelta, oltre alla velocità nello smaltire le liste di attesa”.
Gli fa eco Luciano Monticelli, che parla di una sanità costata ai cittadini per ben due volte. “La prima – spiega durante l’incontro – è quando paghiamo con le tasse per servizi che poi nessuno ci garantisce. La seconda è quando si è costretti, a causa dele liste di attesa lunghissime, ad andare fuori regione, pesando alle casse pubbliche come mobilità passiva”.
“Occorre liberarsi – prosegue D’Alfonso – dalla signoria della politica nel decidere carriere e progressioni, che in futuro dovranno tornare ad essere basate sul merito; ma ci vuole una svolta costruita su dati certi e misurabili. Al personale sanitario dico: non sarete più costretti ad incontrare onorevoli o assessori per avere una promozione, ci ingegneremo a costituire un meccanismo per cui sia un collegio di esperti a stabilire chi è meritevole”.
“L’ospedale – conclude Monticeli – è un luogo di democrazia, dove tutti hanno il diritto a curarsi. È necessario che il sistemi torni a funzionare: e perché ciò sia possibile, il paziente deve tornare a essere il centro di ogni atto sanitario”.