Appello per la riconferma di Giuseppe Rossi alla Presidenza del Parco Nazionale d’Abruzzo

Murialdo. L’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW) lanca un appello per la riconferma dell’attuale Commissario straordinario Giuseppe Rossi alla Presidenza del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

 

“L’Associazione Italiana per la Wilderness – spiega Franco Zunino, Segretario Generale dell’AIW– si è difatti scontrata frequentemente, se non sempre e proprio con il Presidente Rossi, certamente contro la gestione del Parco nella sua complessità, gestione spesso discutibile, che però non può imputarsi del tutto alla sua Presidenza, essendo tale gestione sempre stata condizionata più dall’apparato tecnico-scientifico del Parco e da tutti quanti vi girano attorno, che non dai poteri presidenziali e/o dei precedenti Consigli di Amministrazione (volti soprattutto all’aspetto amministrativo) ed anche commissariali”.

Un posizione chiara rispetto “alla scelta ministeriale di nominare un personaggio politico, ancorché ritenuto ‘radicato al territorio’, ma sempre quale espressione della politica, noi riteniamo che proprio in questa logica si debba al contrario scegliere una figura tecnica e politicamente super-partes; una figura che proprio in Giuseppe Rossi ha oggi la sua rappresentanza migliore. Egli è persona non solo ‘radicata’ al territorio del Parco, anzi, al suo ‘cuore’, essendo originario di Civitella Alfedena, Comune che ha anche retto come Sindaco in anni passati, ma che ha anche costruito la sua carriera proprio tutta all’interno dell’apparato Parco (d’Abruzzo, ma altresì Gran Sasso-Laga), dalle posizioni più operative fino a giungere alla loro Presidenza. Ma Giuseppe Rossi ha anche una sfaccettatura forse da tanti ignorata o sottaciuta, ma che noi teniamo a rimarcare nel valutarne la sua idoneità per tale carica: egli ama il suo Paese, ama sinceramente le montagne del Parco e le su foreste, ed ama l’orso ed il camoscio, simboli della fauna del Parco. E noi riteniamo che solo una persona che abbia tali sentimenti possa guidare il Parco ai fini della sua conservazione, e anche mediare, e saggiamente, il suo utilizzo per finalità socio-economiche e turistiche. Una finalità, la prima, che è fondamentale per ogni Parco Nazionale che si rispetti, ovunque nel mondo. Ecco, se il Ministro Orlando, come ha dichiarato, nella figura proposta per la presidenza del Parco cerca una persona che abbia requisiti di ‘radicamento’ al territorio, nessuna più di Giuseppe Rossi ha le carte in regola per tale posto: radicamento, competenza e anche amore per il Parco, il suo Parco: e, ribadiamo, solo chi ama una cosa come propria saprà difenderla e valorizzarla nel modo più giusto. Ne tanga conto il Ministro, prima di altri aspetti più squisitamente politici, se veramente vuole dare un aiuto alla gestione e salvaguardia del Parco d’Abruzzo e dell’orso. Il Ministro Orlandi ha anche detto che nel fare la sua scelta egli vuole creare una discontinuità con le gestioni del passato; una valutazione certamente non del tutto sbagliata. Ma c’è un aspetto di questa discontinuità che non va invece affatto “discontinuato”, perché parte di una storia che ha fatto del Parco d’Abruzzo l’ente leader incontestabile, una guida, per tutti Parchi Nazionale d’Italia: l‘indirizzo tecnico-conservazionista che il Parco d’Abruzzo ha perseguito negli ultimi quarant’anni, volto alla presa in gestione di foreste e pascoli per la sua finalità primaria; un indirizzo, una leadership, che praticamente nessun Parco d’Italia ha seguito (a parte quelli che si sono trovati “in regalo” tali patrimoni, perché appartenenti allo Stato). Si dice, però, che il Parco d’Abruzzo abbia fallito nella gestione e protezione del suo animale simbolo, l’orso marsicano. E’ vero. Lo abbiamo sempre sostenuto anche noi. Ma è stato un fallimento, per molti versi, se non voluto almeno causato da tutta la società civile del Parco, la quale ha spesso spinto l’Ente ad evitare scelte drastiche ed impopolari. Per non dire delle colpe dell’ambientalismo e del mondo scientifico che, come è per la politica, hanno a volte spinto per indirizzi gestionali che, per ragioni incomprensibili, hanno fatto ritardare, se non impedire, tutte quelle scelte che solo ora si cominciano a capire che forse andavano fatte prima, e che la scrivente associazione ha sempre propugnato. E questa colpa non è addossabile a Rossi, o, almeno, non solo a Rossi. E il mondo della politica non deve tirarsene fuori, essendo proprio quello che ha spesso condizionato le scelte, o le non scelte, fatte! Ecco la vera discontinuità che serve, ovvero quella dalla politica, che è stata all’origine dei tanti guai del Parco, se non altro per le troppe scellerate decisioni del passato, magari fatte a sostegno di un’amministrazione e gestione che è poi sfociata in aule giudiziarie e che ha lasciato strascichi ancora oggi mai sanati. E oggi si vorrebbe “discontinuare” quella politica con una nomina politica ai suoi vertici? Altre sono le scelte da fare per risollevare le sorti del Parco d’Abruzzo e dell’orso marsicano; scelte che oggi proprio Giuseppe Rossi è intenzionato a fare, se glie lo si consentirà, e per le quali anche e proprio al Ministro dell’Ambiente egli si è ancora recentemente rivolto, finora vanamente. Maggiori responsabilità ha invece il PATOM, e nel dire PATOM vogliamo anche dire, se non Ministro Orlandi, almeno Ministero dell’Ambiente, quale maggiore organismo, e quindi organismo guida del PATOM; organismo, che se le Regioni dormivano avrebbe dovuto svegliarle ed aiutarle. Certamente negli ultimi anni qualcuno ha sbagliato, e ci vogliamo mettere anche Rossi, ma non solo Rossi! Di ben altri sono le colpe per le mancate incisive scelte a favore della difesa del Parco e dell’Orso marsicano, e molte di esse risalgono ad anni addietro e furono tutte avallate, se non condizionate, proprio dalla politica”.
    
Per il Segretario Generale dell’AIW “qualsiasi persona che sia condizionata più dalla politica che dalla sua competenza in campo ambientale, farà forse certamente e bene, gli interessi dei paesi del Parco, ma abbiamo molti dubbi sul fatto che sappia fare altrettanto per la Natura del Parco (che, in quanto silente e priva della possibilità di votare, non sarà mai ascoltata!), né che possa salvare l’orso marsicano. E la gente del Parco va difesa, ma non a scapito dell’orso. Forse oggi proprio e solo Rossi potrà salvare l’Orso marsicano prima che sia troppo tardi, per le ragioni suddette. Qualsiasi altro messo al suo posto, e meno che mai un politico, magari con tutta la più buona volontà, dovrà prima affrontare ed inserirsi in un apparato sconosciuto; una vera matassa creatasi con gli anni e non certamente chiara e facile da sbrogliare, che in tanti hanno provato vanamente a fare. Chiunque prenderà il posto di Presidente non avrà davanti un lavoro facile e meno che mai lo avrà chiunque non sia vissuto ed abbia conosciuto le origini dei fili che hanno creata la matassa. E Rossi è uno di quelli che ne conosce la genesi”.

In conclusione per Zunino “il Ministro Orlandi ha oggi la grave responsabilità di scegliere tra il salvare il Parco e l’orso marsicano o lasciarlo nella palude politica in cui è da anni impantanato. Non ci resta quindi che sollecitare il Ministro a decidere con saggezza, ma anche con ragionevolezza, valutando quanto da noi, e da altri, sottoposto alla sua attenzione: conceda altri 5 anni a Rossi!”.

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