Un emendamento che risponde a delle esigenze reali dei circoli nautici e sportivi e che non intende fomentare la concorrenza con le imprese balneari abruzzesi.
Così il delegato nazionale al Demanio Marittimo dell’Anci Luciano Monticelli risponde alla polemica della Fiba, l’associazione aderente alla Confesercenti, che ha protestato contro l’emendamento regionale votato lo scorso martedì, con il quale si consente a circoli nautici e sportivi di utilizzare il 10 per cento delle concessioni per l’ombreggio. La decisione ha scatenato la polemica della Fiba, che ha definito l’emendamento “uno schiaffo alle imprese balneari abruzzesi”. “In realtà – precisa il delegato nazionale al Demanio – l’obiettivo dell’emendamento era solo quello di trovare una soluzione alle problematiche di livello organizzativo delle associazioni in questione. Sono numerose, infatti, quelle che non possiedono strutture vere e proprie e che, pertanto, stando in spiaggia in occasione di alcune attività, necessitano di ombrelloni”. Luciano Monticelli precisa, però, che l’emendamento consente di ricoprire soltanto il 10 per cento della concessione. “In altre parole – specifica – parliamo di un numero così esiguo di ombrelloni da rendere praticamente improbabile la possibilità di creare intorno un business economico, cosa che, tra l’altro, viene espressamente vietata per legge. Parliamo infatti di ombrelloni che non possono essere affittati o utilizzati per la balneazione”. La normativa vigente specifica, infatti, che le attività che circoli nautici e sportivi possono portare avanti nelle concessioni sono soltanto quelle relative all’alaggio, al rimessaggio e al deposito. “Insomma – continua Monticelli –, balneazione e diporto non potrebbero mai essere confusi e mischiati. Al contrario, le associazioni nautiche svolgono un ruolo importante alla pari delle imprese balneari, ma le attività in questione sono di indirizzo diverso e proprio per questo anch’esse vanno tutelate”. L’invito del delegato Anci è pertanto quello di superare i fraintendimenti e lasciar spazio a quello che è, invece, un problema impellente e che accomuna tutti, quello cioè legato al futuro della direttiva Bolkestein.